martedì 31 dicembre 2013

Se perdo anche te (Solitary Man)


Non piangerò mai
sul denaro che spendo
ne riavrò
forse più
ma piango l’amore
di un’unica donna
che non ho
forse più

Accendilo tu questo sole che è spento
l’amore lo sai scioglie i cuori di ghiaccio
Che sarà di me...
se perdo anche te...
se perdo anche te!

La vita non è,
stare al mondo cent’anni
se non hai
amato mai.
Amare non è
stare insieme a una donna
ci vuol più, molto di più...

Accendilo tu questo sole che è spento
la vita di un uomo
sta in mano a una donna
quella donna sei tu...


Che sarà di me,
se perdo anche te!

Accendilo tu questo sole che è spento
la vita di un uomo
sta in mano a una donna
quella donna sei tu...
Che sarà di me...
che sarà di me...
se perdo anche te!

Testo di Franco Migliacci

Mauro Ermanno Giovanardi




Solitary man


Melinda was mine
'Til the time
That I found her
Holding Jim
Loving Him
Then Sue came along
Loved me strong
That's what I thought
Me and Sue
But that died too

Don't know that I will
But until I can find me
The girl who'll stay
And won't play games behind me
I'll be what I am
A solitary man
Solitary man

I've had it to here
Bein' where
Love's a small word
Part-time thing
Paper ring

I know it's been done
Havin' one
Girl who'll love me
Right or wrong
Weak or strong

Don't know that I will
But until I can find me
The girl who'll stay
And won't play games behind me
I'll be what I am
A solitary man
Solitary man

Neil Diamond - 1966

L'originale dal vivo...


Johnny Cash...

lunedì 30 dicembre 2013

I 5 principali rimpianti sul letto di morte


di Bronnie Ware

Per molti anni ho lavorato nell'ambito delle cure palliative.
I miei pazienti sono stati i malati terminali che vengono mandati a casa a morire o negli Hospice. Con loro ho vissuto alcuni incredibili momenti, passando dalle 3 alle 12 ultime settimane della loro vita.
Le persone crescono molto quando si trovano ad affrontare la propria mortalità.
Ho imparato a non sottostimare mai la capacità di crescita di qualcuno e alcuni cambiamenti sono stati fenomenali.
Ognuno ha sperimentato una varietà di emozioni, la paura, la rabbia, il rimorso, soprattutto la negazione e alla fine l’accettazione.
Ogni paziente però ha trovato la sua pace interiore prima di andarsene, ognuno.
Quando chiedevo se ci fossero eventuali rimpianti o qualcosa che avrebbero voluto fare diversamente, emergevano sempre le stesse riflessioni.


Ecco i 5 più comuni rimpianti:

Avrei voluto avere il coraggio di vivere una vita fedele a me stesso, non la vita che gli altri si aspettavano da me.
Questo è il rimpianto più frequente di tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e si guardano dentro con chiarezza, è facile vedere quanti sogni sono andati irrealizzati.
La maggior parte delle persone non ha onorato neanche la metà dei propri sogni e dovrà morire con la consapevolezza che ciò è dovuto a scelte fatte, o non fatte, in prima persona.
È molto importante provare e onorare almeno qualcuno dei tuoi sogni lungo la via. Dal momento in cui tu perdi la salute, è troppo tardi.

Vorrei non aver lavorato così tanto.
Questo è venuto fuori da ogni paziente maschio che ho seguito.
Hanno perso la gioventù dei loro figli e la compagnia del proprio partner.
Anche le donne parlano di questo rimpianto, ma per la maggior parte si tratta di una generazione più vecchia, molti dei pazienti di sesso femminile non erano dei capofamiglia.
Tutti gli uomini che ho seguito rimpiange profondamente di aver speso così tanto della loro vita nella routine di un’esistenza lavorativa .
Semplificando il tuo stile di vita e facendo scelte consapevoli lungo il percorso, è possibile non aver bisogno dei guadagni che credi di necessitare.
E creando più spazio nella tua vita, si diventa più felici e più aperti a nuove opportunità, quelle più adatte al tuo nuovo stile di vita.


Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti.
Molte persone sopprimono ciò che sentono per restare in pace con gli altri.
Come risultato, si sono adattati ad una esistenza mediocre e non sono mai diventati chi realmente erano in grado di diventare.
Molte malattie sono legate all'amarezza e il risentimento trascinati.
Non possiamo controllare le reazioni degli altri. Tuttavia anche se le persone possono inizialmente reagire se tu cambi il tuo modo di essere parlando in maniera onesta, alla fine la relazione si innalza ad un livello tutto nuovo e più salutare.
Sia che accada ciò, sia che invece si concluda il rapporto malsano, in entrambi i casi tu vinci.

Avrei voluto restare in contatto con i miei amici.
Spesso le persone realizzano i benefici che portano le vere amicizie di vecchia data solo nelle ultime settimane di vita e non sempre è possibile rintracciarle.
Molti sono stati talmente presi dalla propria vita che hanno lasciato andare via importanti amicizie anno dopo anno.
Ci sono molti profondi rimpianti legati al non aver dato alle amicizie il tempo e lo sforzo che meritavano.
Tutti quando stanno morendo sentono la mancanza dei propri amici.
È comune per chiunque in uno stile di vita impegnato lasciar scivolare le amicizie.
Ma quando ti trovi di fronte alla morte che si avvicina, gli aspetti materiali della vita si fanno da parte.
Le persone certamente vogliono mettere in ordine i loro affari finanziari se è possibile. 
Ma non sono i soldi ne lo status sociale ad essere veramente importanti per loro.
Loro vogliono mantenere le cose in ordine più che altro a beneficio di coloro che amano.
Normalmente però sono troppo malati o stanchi per gestire questo compito.
E allora, alla fine, tutto si riduce all’amore e alle relazioni.
Questo è tutto ciò che rimane nelle ultime settimane, l’amore e le relazioni.


Avrei voluto concedere a me stesso di essere più felice.
Questo è un altro rimpianto sorprendentemente comune.
Molti realizzano solo alla fine che la felicità è una scelta.
Erano rimasti bloccati in vecchi modelli e abitudini. La così detta “zona di comfort “ che controlla i nostri stati emozionali, così come la nostra vita materiale.
La paura del cambiamento li ha portati a fingere con gli altri e con se stessi di essere soddisfatti.
Quando nel profondo desideravano solo ridere e vivere una vita più leggera.


Quando sei vicino alla morte quello che gli altri pensano di te è lontano dalla tua mente.Che bello essere in grado di lasciar andare e sorridere di nuovo, molto prima di essere in punto di morte.La vita è una scelta.È la TUA vita.Scegli coscientemente, scegli saggiamente, scegli onestamente.Scegli la felicità.


mercoledì 25 dicembre 2013

Juventus Christmas

NO ZEBRA OR FOOTBALL  PLAYER WERE HARMED DURING THE MAKING OF THIS MOVIE.


sabato 21 dicembre 2013

Nummeri


Conterò poco, è vero
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente, proprio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un caso voto e inconcrudente.
Io invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.

TRILUSSA
(Carlo Alberto Salustri)
28 ottobre 1971 - 21 dicembre 1950

venerdì 20 dicembre 2013

Il pilastro della società (Marco Travaglio).


Da Il Fatto Quotidiano del 20-12-2012.

Chi vuol sapere perché Napolitano fa così, tracimando quasi ogni giorno dagli argini delle sue funzioni costituzionali, deve vedere I pilastri della società di Henrik Ibsen, diretto e interpretato da Gabriele Lavia con un cast di attrici e attori uno più bravo dell’altro. 
Fino a domani è al teatro Argentina di Roma, poi girerà l’Italia. Ne vale la pena. Il dramma più complesso e meno rappresentato di Ibsen racconta la storia di un piccolo paese della Norvegia di fine 800, che vive attorno al suo console Bernick, il quale a sua volta vive in funzione del suo paese. Tutti lo venerano come marito fedele, padre esemplare, imprenditore onesto e politico integerrimo. Invece via via si scopre che dietro quell’angelica maschera di perbenismo e moralismo si nasconde un omuncolo che ha avuto una figlia da un’attricetta, ma ha convinto un altro ad accollarsene la colpa; è innamorato della cognata, ma ne ha sposato la sorella che non ama; maltratta suo figlio a frustate; la sua impresa fa affari d’oro grazie alla corruzione e all’attività politica, che gli serve per ingrassare il suo potere e il suo conto in banca. Ma, ogni volta che il suo passato inconfessabile viene a galla, trova il modo e gli argomenti per occultarlo e giustificarlo, agli occhi degli altri e di se stesso. Perché lui ha fatto sempre tutto a fin di bene: è il pilastro della società, dal suo buon nome dipendono le sorti di tutta la comunità, di “centinaia di famiglie che finirebbero sul lastrico”, dunque la verità non deve mai uscire perché sarebbe destabilizzante. È pronto a tutto, anche a uccidere, pur di soffocarla. In fondo, dice autoassolvendosi, “la politica è corrotta perché la società è corrotta”, “dietro l’anima di ogni uomo c’è una macchia che è meglio nascondere”, perché “se si venisse a sapere la verità tutta la mia esistenza andrebbe in pezzi, e con essa tutta la città”. Molti in sala, superficialmente, pensano a Berlusconi. Ma sbagliano. B. è un grande bandito che bada solo a se stesso. Il console Bernick invece è un uomo senza qualità talmente compenetrato nel ruolo del pilastro e marmorizzato nel portare a spasso il suo monumento, da risultare perfino in buona fede. Pensa di essere la sola garanzia vivente del progresso della sua comunità, e se questo coincide con i suoi interessi è solo una fortunata combinazione. Nessuno della sua corte, a parte il capro espiatorio del suo peccato originale, osa mai dirgli che l’unica medicina per liberare la società è la verità. Anzi gli inetti, le beghine, i traffichini, i leccaculo che lo circondano lo confermano nella sua grandiosa ipocrisia di sepolcro imbiancato: per salvare la società bisogna difendere tutto l’edificio, anche le pantegane che si aggirano nelle fogne. Per questo il console Bernick è, mutatis mutandis, Napolitano, convinto anche lui di essere – a 88 anni – l’unico italiano in grado di salvare l’Italia. Non che abbia scheletri nell’armadio. Però si è caricato sulle spalle tutti quelli della Repubblica. Che, se emergessero, la screditerebbero irrimediabilmente. La trattativa Stato-mafia non l’ha fatta lui. Ma, se un politico coinvolto (Mancino) gli chiede protezione, lui gliel’accorda, a costo di abusare del suo potere, di trascinare il consigliere D’Ambrosio in un gorgo senza uscita, di stravolgere il ruolo di figure arbitrali come il Pg della Cassazione, il procuratore nazionale antimafia, la Consulta. E quando un capomafia ordina di uccidere il pm che ha avuto l’ardire di scoperchiare la trattativa e poi le manovre per occultarla viene minacciato dal capo della mafia, il capo dello Stato tace per un mese, poi balbetta generiche solidarietà “ai magistrati” per “le minacce brutali della criminalità mafiosa”. Come se quel pm non avesse un nome e un cognome, Nino Di Matteo, e come se l’ordine di assassinarlo fosse una “minaccia”. Ma chiamare le persone e le cose con il loro nome sarebbe il primo passo per dire la verità. E la verità, in un paese dove il potere è così intrecciato con il crimine, non è soltanto rivoluzionaria: è anche eversiva.







Uomini, mezz'uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà


«Io» proseguì don Mariano «ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà...
Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini...
E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi...
E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito...
E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre...[...]»
Don Mariano Arena al capitano Bellodi







mercoledì 18 dicembre 2013

The ten thieves of your energy - ( I dieci ladri della tua energia)


1) Let go of people who just come to share complaints, problems, disastrous stories, fear and judgment of others. If someone searches for a bucket to throw your trash, try not to be in your mind.

2) Pay your bills on time. At the same time charges or choose who you should let it go, if it is impossible to collect.

3) Keep your promises. If not satisfied, ask yourself why you have resistance. You always have the right to change your mind, to apologize, to compensate, to re-negotiate and offer another alternative to a broken promise, but not as usual. The easiest way to avoid failure to do something you want to do is say no from the beginning.

4)  Remove as much as possible and delegate tasks that do and do not prefer to dedicate your time doing that themselves enjoy.

5)  Give yourself permission to rest if you're on a time and date that you need permission to act if you are in a time of opportunity.

6) Tira, collects and organizes, nothing will take more energy than a cluttered space full of things from the past that no longer need.

7) Give priority to your health, without the machinery of your body working at maximum, you can not do much. Take some breaks.

8) He faces situations that are tolerating toxic, from rescuing a friend or relative, to tolerate negative actions of a couple or a group, take the necessary action.

9) Accept. Not resignation, but nothing makes you lose more energy than stand and fight against a situation you can not change.

10) Forgive, let go of a situation that is causing you pain, you can always choose to leave the pain of memory.

H.H. Tenzin Gyatso - XIV Dalai Lama of Tibet



Questa citazione non ha una fonte certa, o perlomeno io non l'ho trovata.
Inoltre le traduzioni lasciano un pochino a desiderare...soprattutto la numero 8.
Chi mi aiuta è bravo!

1) Lascia andare le persone che condividono solo lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.

2) Paga i tuoi debiti in tempo. Nel contempo fai pagare a chi ti deve o scegli di lasciarlo andare, se ormai non lo può fare.

3) Mantieni le tue promesse. Se non l'hai fatto, domandati perché fai fatica. Hai sempre il diritto di cambiare opinione, scusarti, compensare, rinegoziare e offrire un'alternativa ad una promessa non mantenuta; ma non farlo diventare un'abitudine.
Il modo più semplice di evitare di non fare una cosa che prometti di fare e dire NO subito.

4) Sgombera la mente il più possibile e delega i compiti che preferisci non fare, dedica il tuo tempo a fare quello che ti porta gioia.

5) Permettiti di riposare quando ti serve e datti il permesso di agire se hai un'occasione buona.

6) Butta, raccogli e organizza, niente ti prende più energia di uno spazio disordinato e pieno di cose del passato che ormai non ti servono più.

7) Dà priorità alla tua salute, senza la macchina del tuo corpo che funziona al massimo, non puoi fare molto. Fai delle pause.

8) Affronta le situazioni tossiche che stai tollerando, per recuperare un amico o un famigliare, fino a tollerare azioni negative di un compagno o un gruppo; prendi l'azione necessaria.

9) Accetta. Non per rassegnazione, ma niente ti fa perdere più energia di litigare con una situazione che non puoi cambiare.

10) Perdona, lascia andare una situazione che è causa di dolore, puoi sempre scegliere di lasciare il dolore del ricordo.

H.H. Tenzin Gyatso - XIV Dalai Lama of Tibet

lunedì 16 dicembre 2013

Blue Valentine

lunedì 9 dicembre 2013

Riflessi


domenica 8 dicembre 2013

L'Italiano





Caro Professore,in una discussione tra adulti è emerso un dubbio:‘qual è’ si scrive con o senza l’apostrofo? Secondo me non ha mai l’apostrofo, ma c’è chi sostiene il contrario.
Un cordiale saluto,
Donatella



Gentile Donatella,

qual è un troncamento non un’elisione: perciò va sempre scritto senza apostrofo.

Per chiarirne i motivi, le copio qui sotto la nota presente nello Zingarelli 2012 alla voce quale. Dallo stesso vocabolario copio anche parte della Nota d’uso Elisione e troncamento.

Con i miei migliori saluti,

Lorenzo Enriques


quale

[lat. quâle(m), di orig. indeur. ¤ sec. XII]

A agg. interr. (pl. quali, poet. †quai, poet. †qua’ davanti a parola che comincia per consonante.)

Nota Bene: Si tronca davanti a parole che cominciano per vocale, spec. davanti alle forme del v. essere, e anche davanti a parole che cominciano per consonante spec. in alcune espressioni entrate nel linguaggio comune: qual è; qual era; qual sono; per la qual cosa; in un certoqual modo. ATTENZIONE: poiché si tratta di troncamento e non di elisione, non si apostrofa mai: qual è e non qual’è. (V. nota d’uso ELISIONE e TRONCAMENTO)
————————–

(Dalla Nota d’uso: Elisione e troncamento)

Nel caso di caduta della sola vocale finale davanti a parola che comincia per vocale resta spesso il dubbio se si tratti di elisione o di troncamento e cioè se si debba mettere l’apostrofo. Per esempio: buon anno o buon’anno? qual è oqual’è? pover uomo o pover’uomo? un artista o un’artista? Il problema si può facilmente risolvere. Se la parola accorciata può essere posta davanti ad un’altra parola dello stesso genere che comincia per consonante, questo significa che tale parola non richiede elisione perché è già di per sé compiuta. È una forma tronca, non ci vuole l’apostrofo. Per es. buon davanti a parola maschile che comincia per consonante non si modifica: buon compleanno, buon pranzo; potrò quindi scrivere buon anno, buon appetito, ecc. Al contrario, buon davanti a parola femminile che comincia per consonante non si può dire: buon donna, buon maestra sono forme inaccettabili, occorre dire buona. Poiché l’aggettivo buona si elide davanti a vocale, scriverò: buon’amica, buon’alimentazione. Per lo stesso motivo scriverò qual è, qual auspicio, qual amica, qual angoscia (senza l’apostrofo: posso dire infatti qual buon vento, qual cumulo di errori ed anche, al femminile, qual grazia, qual testardaggine). Scriverò invece pover’uomo, trattandosi di elisione (infatti non posso scrivere pover caro, pover figlio, bensì povero caro, povero figlio). Quanto a un artista, se si tratta di un uomo lo scriverò così, senza apostrofo (in quanto posso dire un cane, un leone), ma scriverò un’artista(= una artista) se si tratta di una donna (appunto perché non posso dire un donna, un sedia, bensì una donna, una sedia).

- See more at: http://dizionari.zanichellipro.it/la-posta-del-professore/2012/05/18/qual-e-o-quale/#sthash.f1hyctmm.dpuf

giovedì 5 dicembre 2013

Addio Madiba


"Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli"

"Solo gli uomini liberi possono negoziare; i prigionieri non possono stipulare contratti. La tua e la mia libertà non possono essere separate"

"Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso"

"Non c'è nessuna strada facile per la libertà"




Primo presidente nero del Sudafrica - Premio Nobel per la pace.




Ciao Madiba.
Ci ha lasciato Nelson Mandela.
Un uomo che sorrideva.
Sempre. 

(caterpillar)


Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.
Oltre questo luogo d'ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima."
Invictus, di William Ernest Henley, poesia che, disse Mandela, gli diede forza e ispirazione nel corso della sua lunga detenzione in carcere...
(dallo stato di FB di Barbara Bianchi)

Invictus

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.


Ed in rete c'è anche qualche giornalista incapace...indovinate dove lavora?


Altra perla trovata su Twitter... 




ERON - The first Church in the world painted by a street artist



mercoledì 4 dicembre 2013

Porcellum d'Italia


Oggi scopriamo, dopo 8 anni (8!!!), che la legge elettorale, che il suo stesso relatore definì "una porcata" per cui fu chiamata "porcellum", è incostituzionale!
Cazzo, due parlamenti eletti con una legge non legittima!!!
Ergo, tutte le leggi, norme, regolamenti e compagnia bella, votati da un parlamento illegittimo sono da considerare anch'esse illegittime!

Ed adesso sentiremo pletore di esperti, politoligi, costituzionalisti e politici che parleranno per giorni e giorni su come uscirne, mentre a mio parere si deve subito ritornare a votare con la legge che c'era prima, il "mattarellum".

L'alternativa di fare una nuova legge elettorale è una cazzata perché sarebbe fatta da un parlamento non legittimo e quindi non legittimato a farla, anche se la stessa Consulta dice: "Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali".

Basta! A casa e non ne parliamo più!

Tutto il resto è aria fritta!






Il comunicato stampa scaricato dal sito
(tra l'altro un .doc)



Corte Costituzionale

Ufficio Stampa


Incostituzionalità della Legge elettorale n. 270/2005



La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione.
La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza.
Le motivazioni saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici.
Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali.


dal Palazzo della Consulta, 4 dicembre 2013




martedì 3 dicembre 2013

Riassuntino molto onesto (Camillo - Christian Rocca)



C’è una una sola società calcistica, una sola al mondo, capace di violare così costantemente regole, leggi e qualsiasi tipo di atteggiamento etico possibile e immaginabile.
Il passaporto falso e la patente ricettata per tesserare un calciatore che non avrebbe potuto giocare e che quindi ha falsato un campionato;
la conseguente condanna in un tribunale penale di un suo alto dirigente;
i pedinamenti di una struttura deviata nei confronti di calciatori, dirigenti e arbitri;
uno scudetto assegnato dall'ex membro del Cda;
l’eliminazione degli avversari per via telefonico-giudiziaria (con i giudici scelti dall'ex membro del Cda pochi minuti prima dell’avvio del processo, a cui è stato pure tolto un grado di giudizio);
la vendita fittizia del proprio marchio per sanare il bilancio;
il supermegasconto concesso dall'ex membro del Cda sulla sanzione plurimilionaria dell’organo di controllo Covisoc;
il mancato rispetto delle regole per l’iscrizione ai campionati;
gli scambi e le supervalutazioni di calciatori;
i contratti invalidi di Milito e Thiago Motta ("secondo una interpretazione letterale del regolamento federale", scriveva la notoriamente contraria Pravda rosa);
i "regalini" ai designatori;
un arbitro arruolato come "cavallo di Troia";
la richieste di ottenere un particolare arbitro, evitando la procedura del sorteggio;
i suggerimenti mirati sulle griglie e sugli assistenti;
le accuse di illecito sportivo diretto prescritte per l’intervenuta prescrizione causata dall'occultamento delle telefonate che la riguardavano.
Tre quarti di queste cose, accertate e incontestabili, sui giornali non vengono ricordate né pubblicate e quando, con ritardo e controvoglia, è la procura federale ad avanzare qualche rimbrotto, allora arriva la solida argomentazione difensiva secondo cui Giacinto Facchetti era un galantuomo.

Le leggi fondamentali della stupidità umana


  • Prima Legge Fondamentale: Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.

  • Seconda Legge Fondamentale: La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.

  • Terza (ed aurea) Legge Fondamentale: Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita.

  • Quarta Legge Fondamentale: Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.

  • Quinta Legge Fondamentale: La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista
    • Corollario: Lo stupido è più pericoloso del bandito.















Prima legge del dibattito
Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.


Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima.

domenica 1 dicembre 2013

La modesta proposta di Beppe Grillo al V3DAY - OLTRE