mercoledì 26 giugno 2013

Il conto

Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano.
Con aria stranamente ufficiale il bambino pose il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani con il grembiule e lesse quanto vi era scritto:
  • Per aver strappato le erbacce dal vialetto: 10 Euro
  • Per aver riordinato la mia cameretta: 3 Euro
  • Per essere andato a comprare il latte: 2 Euro
  • Per aver badato alla sorellina (tre pomeriggi): 15 Euro
  • Per ever preso due volte "ottimo" a scuola: 10 Euro
  • Per aver portato fuori l'immondizia tutte le sere: 10 Euro
  • Totale: 50 Euro
La mamma fissò il figlio negli occhi teneramente.
La sua mente si affollò di ricordi.
Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse:
  • Per averti portato in grembo 9 mesi: 0 Euro
  • Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: 0 Euro
  • Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: 0 Euro
  • Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: 0 Euro
  • Per tutto quello che ti ho insegnato giorno dopo giorno: 0 Euro
  • Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene, e i panini che ti ho preparato: 0 Euro
  • Per tutti i pantaloni e le magliette che ti lavo e ti stiro: 0 Euro
  • Per la vita che ti do ogni giorno: 0 Euro
  • Totale: 0 Euro

Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio.
Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrime fecero capolino nei suoi occhi.
Girò il foglio e sul suo conto scrisse: "Pagato". 
Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci. 

Quando nei rapporti personali e famigliari si cominciano a fare i conti, è tutto finito.
L'amore o è gratuito o non è amore.

mercoledì 5 giugno 2013

10 modi per capire tutte le menzogne che ci dicono (Noam Chomsky e il decalogo sulla mistificazione della realta)



Di Dino Nicolia
Noam Chomsky, padre della creatività del linguaggio, definito dal New York Times “il più grande intellettuale vivente”, spiega attraverso dieci regole come sia possibile mistificare la realtà.
La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.
1) La strategia della distrazione, fondamentale, per le grandi lobby di potere, al fine di mantenere l’attenzione del pubblico concentrata su argomenti poco importanti, così da portare il comune cittadino ad interessarsi a fatti in realtà insignificanti. Per esempio, l’esasperata concentrazione su alcuni fatti di cronaca (Bruno Vespa é un maestro).
2) Il principio del problema-soluzione-problema: si inventa a tavolino un problema, per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Un esempio? Mettere in ansia la popolazione dando risalto all’esistenza di epidemie, come la febbre aviaria creando ingiustificato allarmismo, con l’obiettivo di vendere farmaci che altrimenti resterebbero inutilizzati.
3) La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socio-economiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4) La strategia del differimento. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, al momento, per un’applicazione futura. Parlare continuamente dello spread per far accettare le “necessarie” misure di austerità come se non esistesse una politica economica diversa.
5) Rivolgersi al pubblico come se si parlasse ad un bambino. Più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tende ad usare un tono infantile. Per esempio, diversi programmi delle trasmissioni generaliste. Il motivo? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni, in base alla suggestionabilità, lei tenderà ad una risposta probabilmente sprovvista di senso critico, come un bambino di 12 anni appunto.
6) Puntare sull’aspetto emotivo molto più che sulla riflessione. L’emozione, infatti, spesso manda in tilt la parte razionale dell’individuo, rendendolo più facilmente influenzabile.
7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Pochi, per esempio, conoscono cosa sia il gruppo di Bilderberg e la Commissione Trilaterale. E molti continueranno ad ignorarlo, a meno che non si rivolgano direttamente ad Internet.
8) Imporre modelli di comportamento. Controllare individui omologati é molto più facile che gestire individui pensanti. I modelli imposti dalla pubblicità sono funzionali a questo progetto.
9) L’autocolpevolizzazione. Si tende, in pratica, a far credere all’individuo che egli stesso sia l’unica causa dei propri insuccessi e della propria disgrazia. Così invece di suscitare la ribellione contro un sistema economico che l’ha ridotto ai margini, l’individuo si sottostima, si svaluta e addirittura, si autoflagella. I giovani, per esempio, che non trovano lavoro sono stati definiti di volta in volta, “sfigati”, choosy”, bamboccioni”. In pratica, é colpa loro se non trovano lavoro, non del sistema.
10) I media puntano a conoscere gli individui (mediante sondaggi, studi comportamentali, operazioni di feed back scientificamente programmate senza che l’utente-lettore-spettatore ne sappia nulla) più di quanto essi stessi si conoscano, e questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un gran potere sul pubblico, maggiore di quello che lo stesso cittadino esercita su sé stesso.
Si tratta di un decalogo molto utile. Io suggerirei di tenerlo bene a mente, soprattutto in periodi difficili come questi.


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/cavoletti-di-bruxelles/noam-chomsky-e-il-decalogo-sulla-mistificazione-della-realta#ixzz2VBmYHBOg

sabato 1 giugno 2013

La ricchezza e la felicità, un racconto messicano


Un uomo d'affari americano era in piedi sul molo di un piccolo villaggio messicano sulla costa quando attracca una piccola barca con un solo pescatore a bordo.

Sulla barca c'erano diversi grandi tonni pinna gialla.

L'americano si complimenta con il pescatore per la qualità del pesce pescato e gli chiede quanto tempo ha impiegato per pescarlo.

“Poco tempo, 
señor” risponde il messicano.

“Ma allora, perché non sei rimasto un altro po’ per pescare di più?” chiede l’americano.

Il messicano gli spiega che quanto pescato e’ sufficiente a soddisfare i propri bisogni e quelli della sua famiglia.

L’americano chiede “Ma cosa fai con il resto del tuo tempo?”

“Dormo fino a tardi, pesco un po’, gioco con i miei bambini, e faccio la siesta con mia moglie. La sera poi, esco e vado ad incontrarmi con gli amici nel villaggio, bevo qualcosa con loro, e suoniamo e cantiamo insieme, señor…. insomma ho una vita intensa...”

L’americano lo interrompe: “Io ho un dottorato conseguito ad Harvard, e io ti posso aiutare! Dovresti iniziare a pescare un po’ più a lungo ogni giorno. Così potrai vendere il pesce in più che hai pescato. Con il guadagno potrai comprarti una barca più grande. La barca più grande porterà più soldi e potrai acquistare una seconda barca e poi una terza finché non avrai una flotta di pescherecci.
Invece di vendere i tuoi pesci alle persone, potresti contattare direttamente l’industria alimentare per vendere loro i pesci e forse più avanti aprire una tuo stabilimento. Potresti controllare la pesca, la trasformazione e la distribuzione.
Potrai lasciare questo piccolo villaggio e trasferirti a Città del Messico, a Los Angeles o anche a New York. Da lì dirigere la tua grande industria.”


“E quanto tempo ci vuole, 
señor?” chiede il messicano.

“Venti, forse venticinque anni” rispose l’americano.

“E dopo, señor?”

“E dopo? E’ qui che la cosa si fa interessante” risponde l’americano ridendo. “Quando il tuo volume d’affari crescerà, potrai lanciare una "Offerta Pubblica di Sottoscrizione" e vendere le azioni della tua società sul mercato e diventare veramente ricco, guadagnare milioni!”

“Milioni, señor? Veramente? E dopo?”

“Dopo potrai andare in pensione, andare a vivere in un piccolo villaggio sulla costa, dormire fino a tardi, giocare con i nipoti, pescare un paio di pesci, fare la siesta, e passare le tue serate a bere e a divertirti con gli amici…”

Morale: a volte rincorriamo quello che già abbiamo...la felicità è semplice e va raccolta subito, senza aspettare.


trovata su FB...io la conoscevo con un industriale che vede un tale che dorme sotto un melo, ma devo dire che il pescatore messicano è meglio...molto meglio.