sabato 31 agosto 2013

L'Amore

Un giorno un uomo si recò da un vecchio saggio per chiedergli consiglio.
Disse che non amava più la sua sposa e che pensava di separarsi da lei.
Il saggio lo ascoltò, lo guardò negli occhi, e disse solamente una parola: "Amala" e tacque.

"Ma io non provo più nulla per lei".

"Amala", ripeté il saggio.


Di fronte allo sconcerto del visitatore, dopo un opportuno silenzio, il vecchio saggio aggiunse:
"Amare è una decisione, non solo un sentimento, amare è dedicarsi ed offrirsi, amare è un verbo e il frutto di questa azione è l'amore.L'amore è simile al lavoro di un giardiniere: egli strappa ciò che fa male, prepara il terreno, coltiva, innaffia e cura con pazienza.Affronta periodi di siccità, grandine, temporale, alluvione, ma non abbandona mai il suo giardino.Ama la tua compagna, accettala, valorizzala, rispettala, dalle affetto e tenerezza, ammirala e comprendila.Questo è tutto; amala".

La vita senza amore potrebbe avere queste conseguenze:

L'intelligenza senza amore ti renderebbe insensibile. 
La giustizia senza amore ti renderebbe ipocrita. 
Il successo senza amore ti renderebbe arrogante. 
La ricchezza senza amore ti renderebbe avaro. 
La docilità senza amore ti renderebbe servile.
La bellezza senza amore ti renderebbe superbo. 
L'autorità senza amore ti renderebbe tiranno. 
Il lavoro senza amore ti renderebbe schiavo. 
La preghiera senza amore ti renderebbe arido. 
La fede senza amore ti renderebbe fanatico. 
La croce senza amore si convertirebbe in tortura. 
La vita senza amore non avrebbe alcun senso.

Nella vita l'amore è tutto...

dal Web

giovedì 29 agosto 2013

SE STEVE FOSSE NATO IN PROVINCIA DI NAPOLI (MA ANCHE OVUNQUE IN ITALIA)

Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui, con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.

Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli.

Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone.
Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini.
Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. 
I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.

Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”.
Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell'ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito.
I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. 
Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.

Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”.
Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale.
I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.

I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.

Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?

Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.

I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell'occhio. All'interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.

Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.

Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.

Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.

I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.


La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perché saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.



LETTERA DI UN ( ANZIANO) PADRE AL FIGLIO.



Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi... abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.

Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere... ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.

Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare... ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.

Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l'abc.

Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso... dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti.

Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l'ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.

Quando dico che vorrei essere morto... non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo.

Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.

Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada.

Dammi un po' del tuo tempo, dammi un po' della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l'ho fatto per te.

Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l'immenso amore che ho sempre avuto per te.

Ti amo figlio mio.

Trovata su FB

venerdì 23 agosto 2013

Monopoli senza prigione

INCREDIBILE MA VERO!!!

Il pdmenoelle si interessa da sempre di giochi di società.
Proprietà immobiliari, banche, assicurazioni, imprese pubbliche come le Ferrovie e le Aziende del Gas o dell'Elettricità sono il suo pane quotidiano, da Penati al Monte dei Paschi di Siena.
Giocatori professionisti.
Nessuno può mettere in discussione l'esperienza accumulata dai post-democristicomunisti dal dopoguerra.
Per i monopoli hanno un talento naturale.
Quindi, forti di questa autorità, hanno scritto all'ambasciatore degli Stati Uniti per chiedere conto dei cambiamenti nel gioco del Monopoli.

I deputati del pdmenoelle Michele Anzaldi, Marina Berlinghieri, Matteo Biffoni, Luigi Bobba, Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno non le hanno mandate a dire
“In questi giorni, e contraddicendo la chiave etica del presidente Obama, l’azienda statunitense Hasbro starebbe per lanciare la nuova versione dello storico gioco da tavolo Monopoly. Stavolta però le tradizionali proprietà immobiliari sono sostituite da pacchetti azionari di grandi multinazionali. Si passa dall’acquisto di immobili alla speculazione in Borsa e inoltre, novità decisamente preoccupante, sarebbe stata abolita la casella della prigione. Mentre la Casa Bianca pone l’accento contro le frodi dei titoli e gli abusi degli strumenti finanziari, il Monopoly, gioco che da generazioni alfabetizza i giovani sui meccanismi del libero mercato, torna ad esaltare la turbo economia che ha aperto la crisi finanziaria 2008, con il messaggio diseducativo che, in caso di violazione delle regole, non si viene puniti”, i deputati avrebbero chiesto all’ambasciatore di “valutare eventuali provvedimenti delle autorità competenti o comunque una posizione critica sul nuovo Monopoly, gioco distribuito in tutto il mondo e quindi anche in Italia”.

Beh, i pdimenoellini non hanno tutti i torti, come si può eliminare la casella della prigione senza consultarli?
Loro che hanno votato l'indulto, l'eliminazione del falso in bilancio, le prescrizioni di ogni forma e colore. Senza il pdmenoelle le carceri italiane strariperebbero di politici e colletti bianchi.
D'Alema è un esperto di levatura internazionale. Perchè l'Hasbro non lo ha interpellato?
Gli avrebbe offerto una consulenza gratis.
Al posto della Prigione, a scelta, la Grazia, l'Impunità, l'Agibilità Politica, l'Immunità, la Prescrizione, la Cancellazione del reato, il Ricorso alla Corte Costituzionale, il Vizio di Forma, la Clemenza.
E' il Monopoli all'italiana.
Prima regola del gioco:"Il politico in Prigione non ci finisce mai".

È stata tua la colpa


È stata tua la colpa allora adesso che vuoi?
Volevi diventare come uno di noi,
e come rimpiangi quei giorni che eri
un burattino ma senza fili
e adesso i fili ce l'hai!...

Adesso non fai un passo se dall'alto non c'è
qualcuno che comanda e muove i fili per te
adesso la gente di te più non riderà
non sei più un saltimbanco
ma vedi quanti fili che hai!...

È stata tua la scelta allora adesso che vuoi?
Sei diventato proprio come uno di noi...
a tutti gli agguati del gatto e la volpe tu
l'avevi scampata sempre
però adesso rischi di più!...
Adesso non fai un passo se dall'alto non c'è 
qualcuno che comanda e muove i fili per te 
adesso la gente di te più non riderà 
non sei più un saltimbanco 
ma vedi quanti fili che hai!... 

E adesso che ragioni come uno di noi
i libri della scuola non te li venderai
come facesti quel giorno
per comprare il biglietto e entrare
nel teatro di Mangiafuoco
quei libri adesso li leggerai!...

Vai, vai, e leggili tutti
e impara quei libri a memoria
c'è scritto che i saggi e gli onesti
son quelli che fanno la storia
fanno la guerra, la guerra è una cosa seria
buffoni e burattini, non la faranno mai!...

È stata tua la scelta, allora adesso che vuoi?
sei diventato proprio come uno di noi
prima eri un buffone, un burattino di legno
ma adesso che sei normale
quanto è assurdo il gioco che fai!...




mercoledì 21 agosto 2013

Il discorso di Berlusconi



Craxi spiegò in Parlamento che se rubava lui, rubavano tutti.
Nessuno si alzò in piedi per contestarlo.
Silenzio assenso?
C'è ora una larga attesa, figlia delle larghe intese, sul discorso che un pregiudicato, amico fraterno, non a caso, di Bottino, farà alle Camere riunite.
Di per sé è già un evento che Berlusconi si faccia vedere in aula dato il suo assenteismo cronico emulato solo dal suo avvocato parlamentare, il noto Ghedini.
La giustificazione (vera) è che sono affezionati frequentatori dei tribunali della Repubblica, inseparabili.
Posso permettermi qualche suggerimento all'evasore fiscale per le parole di commiato ai parlamentari?
Due cose così per arricchire la concione che terrà dal suo banco.

"Cari, carissimi (quanto mi siete costati) parlamentari, se oggi sono qui è per mandarvi a fanculo. Certo, non è un linguaggio che mi appartiene, io, abituato alle cene eleganti, però esprime dal cuore quello che penso di voi. Se io sono un delinquente voi siete i servi di questo delinquente, i suoi soci in affari, i suoi dipendenti. Mi rivolgo soprattutto ai banchi della sinistra che mi è stata vicina in tutti questi anni con l'approvazione delle leggi vergogna, dell'indulto, dello Scudo Fiscale. Quanti bei ricordi assieme. E la scorpacciata del Monte dei Paschi? Indimenticabile. E ora vi voltate dall'altra parte, compreso Enrico Letta che spese parole di miele per me invitando a votarmi al posto del M5S (in verità le spese anche per Andreotti e per Monti, è un ragazzo volubile...). Lui che deve tutto a suo zio che a sua volta deve tutto a me. Se io sono colpevole, voi siete colpevoli di avermi tollerato, coperto, aiutato in ogni modo sapendo perfettamente chi ero. Non mi sono mai nascosto, al contrario di voi. Finocchiaro, D'Alema, Violante dove siete? Non potete lasciarmi solo. Potrei essere indotto, più dalla rabbia che dalla disperazione, a rivelare la storia di questi vent'anni agli italiani intontiti dalle televisioni che voi graziosamente mi avete regalato. Senza di me voi non sareste mai esistiti. Senza di voi, che avete ignorato per me qualunque conflitto di interessi, io non sarei mai esistito o forse avrei accompagnato il mio sodale a Hammamet. Siamo legati come gemelli dalla nascita. E ora mi lasciate solo, ai domiciliari o ai servizi sociali per una semplice frode fiscale? A fanculo, dovete andare. Io non sono certo peggio di voi. I padroni, anche i più ributtanti, sono sempre migliori dei loro servi!".

Beppe Grillo

martedì 6 agosto 2013

A Silvio!



(di Gian Paolo Renello)


Silvio, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale
d'evasore fiscale,
Quando viltà splendea
Negli occhi tuoi lubrichi e inver maligni,
E tu, tetro e penoso, il limitare
Di gioventù assalivi?

Sonavan le tremende
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo vanto,
Allor che all'orge femminili intento
trombavi, assai contento
Di quel solo goder che in mente avevi.
Eri un maschio voglioso: e tu solevi
Così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
Verso i balconi del tuo gran bordello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che rincorrea una povera fanciulla.
Gemeva il ciel l'osceno,
tuo andar sotto le coltri,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.

Oh che discorsi ignavi,
Che gran panze, che cori, o Silvio oddio!!
Quale allor ti apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotante scene,
Un dispetto mi viene
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler questa sventura.
O femminea natura,
Ché non gettasti via
Quel che nasceva allor? perchè di tanto
Punisci tutti noi?

Tu pria che il tempo inaridisse il senso,
Da magistrati non mai domo o vinto,
Fuggivi, o miserello.
E non vedevi Il fior degli anni tuoi;
Non ti fotteva il core
La giusta pena or per le bionde o more,
Or per gli sguardi tuoi indecenti e trivi;
Teco fecer donnacce ai dì festivi
Bunga bunga d'amore.

Anche crescea fra poco
L'escort Ruby tua dolce: agli anni tuoi
Anche negaro i fati
La giovanezza. Eh come,
Come passato sei,
Vecchio maiale da un'età sì nova,
A inabbissato pene!
Questo è quel mondo? questi
Quei letti, l'orror, l'orge, gli eventi
per cui pagasti le sontuose cene?
Questa la sorte de i tuoi di' ruggenti?
All'apparir del vero
Tu, misero, cadesti: e con la mano
stanca nemmeno ormai una donna ignuda
ti volle pur lontano.
(link di :VinegaRS)

sabato 3 agosto 2013

Le regole degli uomini

E' risaputo che l'universo femminile ha regole ferree ed inappellabili...

Questo documento è  un atto di ribellione di noi Uomini ed una guide per le nostre donne.

Le nostre regole sono enumerate secondo il proprio livello di priorità!




LE REGOLE DEGLI UOMINI:

  1. Le tette sono fatte per essere guardate ed è per questo che lo facciamo. Non c'è modo di modificare questo comportamento.
  1. Imparate ad usare la tavoletta del cesso. Siete ragazze robuste: se è su tiratela giù. A noi serve su, a voi serve giù. Noi non ci lamentiamo mai quando la lasciate giù.
  1. Domenica = sport. E' un evento naturale come la luna piena o il cambiamento delle maree. Lasciatelo così.
  1. Fare la spesa NON si può considerare sport.
  1. Piangere è un ricatto.
  1. Se volete qualcosa, chiedetelo. Cerchiamo di essere chiari: "Sottili" sottintesi non funzionano. "Forti" sottintesi non funzionano. "Ovvi" sottintesi non funzionano. Semplicemente ... DITELO!!
  1. "SI" e "NO" sono risposte perfettamente adeguate a praticamente tutte le domande.
  1. Sottoponeteci un problema solo se vi serve aiuto per risolverlo. Serviamo a questo. Per la solidarietà ci sono le vostre amiche.
  1. Un mal di testa che dura da 17 mesi è un problema. Fatevi vedere da un medico.
  1. Qualunque cosa abbiamo detto sei mesi fa non è utilizzabile in una discussione. Più precisamente: il valore di qualunque affermazione scade dopo sette giorni.
  1. Se pensate di essere grasse, probabilmente lo siete. Non chiedetecelo.
  1. Se qualcosa che abbiamo detto può essere interpretata in due modi e uno dei due vi fa arrabbiare o vi rende tristi, intendevamo l'altro.
  1. Potete chiederci di "fare qualcosa" o dirci "come volete che sia fatta". Non tutte e due le cose contemporaneamente. Se poi sapete il modo migliore per farla, potete benissimo farvela da sole.
  1. Quando possibile, parlate durante la pubblicità.
  1. Cristoforo Colombo non aveva bisogno di qualcuno che gli indicasse la rotta. Noi nemmeno.
  1. TUTTI gli uomini vedono in 16 colori, come le impostazioni base di Windows. "Pesca", per esempio, è un frutto, non un colore. Anche "Melone" è un frutto. "Malva", non abbiamo la più pallida idea di cosa sia.
  1. Se prude, grattatevi. Noi facciamo così.
  1. Se chiediamo cosa c'è che non va e voi rispondete "niente", ci comporteremo esattamente come se non ci fosse nulla che non va. Sappiamo perfettamente che state mentendo, ma così ci risparmiamo un sacco di fastidi.
  1. Se ponete una domanda a cui non volete una risposta, aspettatevi una risposta che non volevate sentire.
  1. Quando dobbiamo andare da qualche parte, tutto quello che indossate è bellissimo. Davvero!
  1. Non domandateci mai a cosa stiamo pensando, a meno che non siate pronte a sostenere un dialogo su: sesso, sport, automobili e moto.
  1. I vestiti che avete sono più che sufficienti.
  1. Le scarpe, invece, sono troppe.
  1. Noi siamo perfettamente in forma: "tondo" è una forma.

Grazie per aver letto queste regole. Sì, lo so, stanotte dormirò sul divano. 


Ma a noi uomini non importa: è un po' come andare al campeggio... 

Mandate questo messaggio a quanti più uomini potete per fargli fare quattro risate.

Mandate questo messaggio a quante più donne potete per... educarle !

dal web

I Moratti: Di Borsa non capivamo molto per l' Ipo Saras il prezzo era anche basso

Per non dimenticare...


Prima leggere i seguenti post: 

Quotazione Saras, chiesta l'archiviazione "Erano i Moratti a spingere sul prezzo"


poi leggete il post...che faccia tosta....



Di Walter Galbiati da Repubblica

MILANO -25 giugno 2010

«Devo confermare che non ci capisco un granché di Borsa e di valutazione di aziende».
È Massimo Moratti a parlare, ma la stessa affermazione potrebbe essere attribuita anche al fratello, Gian Marco.
L' uno e l' altro, il 13 febbraio scorso, si sono succeduti davanti al pm Luigi Orsi con due interrogatori fotocopia per la quotazione di Saras, la raffineria di famiglia.
Prima di presentarsi avevano già prodotto una memoria in cui affermavano di non essere esperti di Borsa.
Il titolo è finito sul mercato a 6 euro, ora vale 1,7 euro.
La procura avanza l' accusa di falso in prospetto e di aggiotaggio, ma incolpa solo le banche (Jp Morgan, Morgan Stanley e Caboto) che hanno curato la quotazione.
E i Moratti concordano: «Ci siamo affidati ai tecnici delle banche - dice Massimo - e i rapporti con le banche li teneva Costanzo (Corrado, direttore finanziario di Saras, ndr ), che non mi hai mai prospettato alcun tema critico sul procedimento di quotazione».
A fianco dei Moratti c'era anche un superconsulente, l' ex alto dirigente di Mediobanca, Gerardo Braggiotti: «Me lo ha consigliato l' avvocato Sergio Erede - ha detto Massimo - e il giorno in cui si decise il pricing, Braggiotti ha espresso buon senso e ha spinto perché noi azionisti chiedessimo non più di 6 euro.
Secondo me potevamo chiedere anche di più». Per Gian Marco, il prezzo era «market friendly»: «Quando abbiamo scelto 6 euro, i banchieri presenti ci hanno applaudito».
«Il prezzo a 6 euro era talmente rassicurante che mi indusse a pensare di suggerire un arrotondamento a 6,1 euro», mette a verbale Gian Marco.
Per entrambi i fratelli, la valutazione di Saras doveva partire da un dato industriale: costruire la raffineria costa tra i 10 e i 12 miliardi, mentre a 6 euro per azione si arriva a soli 5,3 miliardi.
In generale, comunque, «non c' era necessità di quotarsi, la Saras e noi azionisti non abbiamo mai avuto un gran bisogno di chiedere soldi al mercato», sostiene Massimo. Allora perché andare in Borsa? «Una maggiore disciplina, un motivo successorio ed altre aziende stavano per farlo» sostiene Massimo, mentre per Gian Marco, autodefinitosi non esperto di dati finanziari, era un modo per reperire capitali, alternativo alla «fusione con un partner che portava equity» o all' indebitamento del gruppo.
Dove sono finiti i soldi, 850 milioni a testa? «Non nell' Inter», lì ho speso «non più di 50 milioni», dice Massimo, gli altri, «metà in Jp Morgan fino al 2007 e poi in titoli e immobili».
 Gian Marco li ha parcheggiati sui suoi conti.

 © RIPRODUZIONE RISERVATAWALTER GALBIATI