Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
Infinità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare.
------- Giacomo Leopardi -------
Testo tratto dal secondo manoscritto autografo
(Visso, Archivio Comunale)
The Infinity
This lonely hill was always dear to me,
and this hedgerow, which cuts off the view
of so much of the last horizon.
But sitting here and gazing,
I can see beyond, in my mind's eye,
unending spaces, and superhuman silences,
and depthless calm, till what I feel
is almost fear. And when I hear
the wind stir in these branches,
I begin comparing that endless stillness
with this noise: and the eternal comes to mind,
and the dead seasons, and the present
living one, and how it sounds.
So my mind sinks in this immensity:
and foundering is sweet in such a sea.
------- Giacomo Leopardi -------
Tradotto da Jonathan Galassi
per Farrar, Straus & Giroux.
2010
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