sabato 20 luglio 2013

L'ESSENZIALE RIMANE INVISIBILE


“Con l’argilla bagnata si formano i recipienti,ma è il vuoto che è in essi a consentire la pienezza dei vasi. Col legno si costruiscono case, porte e finestre, ma è il vuoto che è in esse a rendere abitabili le dimore.C’è la parte visibile dell’utilità, ma l’essenziale rimane invisibile”.
(Lao Tzu –  V sec. a. C.)E’ il vuoto dei recipienti a essere utile, è lo spazio interno a una casa a costituire la realtà vivente delle presenze umane.
Ciò che è pieno non può accogliere l’altro.
L’egoista, infatti, o il superbo, pieni di sé, rimangono isolati da Dio e dagli altri.

La via da percorrere è allora quella dell’umiltà, del distacco, della leggerezza interiore.
Via che ci libera da ogni peso di potere e di cose.

Perché l’essenziale rimane invisibile?
Ad attirare è sempre la bellezza delle forme di un’anfora o la bontà di un’architettura, ma la funzione che le rende preziose per la vita è nascosta al loro interno.

E’ nel segreto della coscienza che si annida la grandezza dell’uomo.


Nota su FB di Giuseppe Stoppiglia

domenica 14 luglio 2013

La scala dell'amore (senza inciampare)


di MASSIMO GRAMELLINI

Dopo un lungo peregrinare di parole, Socrate e gli altri convitati del Simposio sono finalmente approdati ai piedi della scala dell’amore. Una delle pagine più lette di tutti i tempi, la summa di ogni seria educazione sentimentale. Eccola nella traduzione di Giovanni Reale. 

«La giusta maniera di procedere da sé, o di essere condotto da un altro, nelle cose d’amore è questa: prendendo le mosse dalle cose belle di quaggiù, salire sempre di più, come per gradini, da un solo corpo bello a due, e da due a tutti i corpi belli, e da tutti i corpi belli alle belle attività umane, e da queste alle belle conoscenze, e dalle conoscenze fino a quella conoscenza che è conoscenza di null’altro se non del Bello stesso. E così, giungendo al termine, conoscere ciò che è il Bello in sé».

Questa contemplazione spirituale è stata chiamata amore platonico e viene contrapposta, spesso ironicamente, all'amore fisico e sensuale. In realtà la scala di Platone non ignora affatto il desiderio dei corpi. Ma ciò che per i materialisti è un punto di arrivo, per i ricercatori del potere profondo di Eros rappresenta soltanto l’abbrivio verso forme di piacere più elevate, durature e complete.

I gradini della scala non sono un’astrazione filosofica, ma un’esperienza spirituale. E possono essere percorsi con la persona amata, di cui si coglierà prima il corpo, poi l’anima, poi la grazia che emana dai suoi gesti e dai suoi pensieri. Infine, andando oltre la sua immagine materiale, si contemplerà in lei l’archetipo del Bello, la forma suprema di Bene. E’ quello, scrive Platone, «il momento della vita che più di ogni altro è degno di essere vissuto».
Come potrà mai attrezzarsi un povero diavolo per salire la scala dell’amore senza inciampare già sul primo gradino? Qui ci si inoltra nelle «dottrine non scritte» che Platone affidava soltanto agli allievi, affinché non venissero travisate da ascoltatori prevenuti o impreparati. Eppure qualche indizio è stato disseminato tra le righe: per affrontare l’ascesa e giungere al vertice della scala, la condizione indispensabile è comprendere che i cinque sensi colgono soltanto una porzione minima della realtà. Chi vuole abbracciarla interamente dovrà usare qualcos'altro: l’intuizione. Un messaggio importato dall'Oriente, che ha attraversato i millenni e da Platone è giunto sano e salvo fino a Jung. 

Simposio di Platone
(IV sec. A.C.)
La scala dell’amore

domenica 7 luglio 2013

Nota di un medico..."io so chi è lei"


Quel giorno, al pronto soccorso dove lavoravo, era una mattinata movimentata, quando un anziano signore di circa ottant'anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice.
Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento urgente alle ore 9.00. 

Gli rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo purtroppo che sarebbe passata oltre un’ora prima che qualcuno lo avesse potuto vedere.

Lo vedevo nervoso continuamente a guardare il suo orologio, e decisi, poiché non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della sua ferita.

Mi sembrava guarita, e allora andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e per medicargliela.

Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. 


L’anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie.

M’informai circa la salute della moglie e lui mi raccontò che era affetta da molto tempo da Alzheimer.

Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse qualora lui facesse un po’ tardi, e mi rispose che lei non lo riconosceva più, ormai da cinque anni.

Ne fui sorpreso, e gli dissi:
“E ancora ogni mattina lei va a trovarla, anche se sua moglie non la riconosce più?”

L’uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo:

”Lei non sa più chi sono io, ma io – continuò con una lacrima che gli scendeva dagli occhi aperti e vivissimi – io so ancora perfettamente chi è lei!”

Dovetti trattenere le lacrime…Avevo la pelle d’oca e pensai:

“Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita”.

Il vero amore non è né fisico né romantico.
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.


Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia.

Sii più gentile del necessario, perché ciascuna delle persone che incontri sta combattendo qualche sorta di battaglia.



dal WEB

Mancanze


“Nonna, ti manca tanto nonno?”
“Che domanda sciocca tesoro, certo che mi manca.”
“Cosa ti manca di piú di lui?”
... “I baci, la sua risata, le litigate…”
“Le litigate?”
“Si, sopratutto le litigate.”
“E perchè?”
“Perchè vedi tesoro, quando ti manca una persona, ti mancano i suoi pregi e i suoi difetti. Tuo nonno mi manca, nel vero senso della parola. Mancare. Non si poteva utilizzare un termine più adatto.”
“Spiegati meglio.”
“Hai presente la sensazione che provi quando perdi un autobus? Quando arrivi troppo tardi ad un appuntamento? Quando devi buttare il tuo vestito preferito? Quando litighi con una persona speciale?”
“Si.”
“Ecco, unisci questi sentimenti.”
“Tu provi questo?”
“Ogni giorno.”
“E come fai a sopravvivere, con questo vuoto dentro?”
“E’ facile, basta pensare che lui sia qui con me.”
“In che senso?”
“Ad esempio, quando la casa e’ troppo silenziosa, mi immagino la risata di tuo nonno che rimbomba per le stanze. Mi siedo sul divano, osservo la poltrona dove si sedeva, e cerco di immaginarlo mentre guarda la televisione, o mentre ascolta la sua canzone preferita: ‘Volare’. Dovevi vederlo. Appena metteva su il disco, si alzava di scatto e si inginocchiava di fronte a me. ‘Vieni a volare con me?’ e i suoi occhi si illuminavano di gioia. Mi posava delicatamente la mano sui fianchi, avvicinava la sua bocca al mio orecchio e mi sussurrava: ‘sei la mia canzone preferita.’
Lo amavo, sempre. Anche quando mi urlava che voleva andare via da questa casa, anche quando mi faceva piangere. Il suo profumo di fumo mischiato al gelsomino; il suo carattere dolce e scorbutico; i suoi occhi marroncino che ti ricordavano l’autunno; non c’e’ una cosa che non mi manchi.”
“Anche a me manca molto.”
“Fai come me “
“Non ne sono capace.”
“Ma tesoro, è così semplice! Basta chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare; chiudi gli occhi.”
“Fatto.”
“Ora pensa a qualche suo ricordo bello.”
“Sì.”
“Apri gli occhi.”



“Lo vedi?”
“Lo vedo, ti sta tenendo la mano.”

Il bambino che scriveva sulla sabbia


Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e  scriveva sulla spiaggia: “Mamma ti amo!”; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via sorridendo.

Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare felice il mare portargliela via. 

Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi ed effimeri.”

Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più di dieci anni, e gli chiese: “Ma che senso ha che tu scriva “Mamma ti amo!” sulla sabbia che poi il mare te la porta via. Diglielo tu che le vuoi bene.” 

Il bambino si alzò, e guardando l’ennesima scritta cancellata dall'acqua salata disse al vecchio: “Io non ce l’ho la mamma! Me l’ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte. 
Eppure torno qui ogni giorno a ricordare alla mamma e a Dio che non si può cancellare l’amore di un figlio per la propria madre.

Il vecchio si inginocchiò, e con le lacrime agli occhi scrisse: “Nora. Ti amo!”; era il nome della moglie appena morta.

Poi prese il bimbo per mano e assieme guardarono la scritta sparire.

(Alessandro Bon)

Solo chi ama è veramente vivo

Il colpo di scena irrompe al Simposio nel bel mezzo del discorso di Socrate e, dopo ventiquattro secoli, lascia l’uditorio ancora esterrefatto. Pur tra dubbi e distinguo, fino a quel momento si era stati tutti d’accordo nel considerare l’amore come il trasporto fisico e sentimentale di un essere umano verso un altro essere umano. Invece Socrate scarta all'improvviso e rivela che l’amore è molto di più: limitandolo al rapporto di coppia, si commette l’errore di scambiare una parte per il tutto. 

La sacerdotessa Diotima, che lo ha istruito sulle cose d’amore, ha rivelato a Socrate come ogni uomo aspiri all'immortalità. Non importa che ne abbia coscienza. Magari a parole egli dirà che non ci crede o che non gliene importa nulla. Ma il suo subconscio è inesorabilmente attratto dal desiderio di lasciare una traccia del proprio passaggio. Amore è dunque questo: il desiderio di generare qualcosa che ci sopravviva. E tale desiderio si appaga mettendo al mondo dei figli fisici oppure spirituali.

La platea sbarra gli occhi. Sui figli fisici le idee sono abbastanza chiare. Ma chi sarebbero questi figli spirituali? Socrate sorride benevolo. Non esiste solo la fecondità del corpo, spiega. Anche l’anima può fecondare o venire ingravidata. Anche l’anima, proprio come il corpo, può eccitarsi davanti a ciò che sente bello e provare la pulsione irresistibile di procreare qualcosa che le sopravviva. L’amore è un’energia che si impossessa dell’amante e si esprime in una tensione creativa. Se invade il corpo, porta alla nascita di una creatura in carne e ossa. Ma se invade l’anima, genererà qualcos'altro. Genererà delle opere.
Di queste opere generate dall'amore non esisterà mai un catalogo completo, perché ciascuno di noi può apportarvi il suo contributo originale. Di sicuro il catalogo non si esaurisce con le creazioni artistiche, ma tocca ogni campo della vita. Una bella legge partorita da un politico virtuoso, riconosce Socrate, è anch'essa una figlia spirituale dell’amore (negli ultimi tempi ci deve essere stato un crollo drammatico delle nascite spirituali). 

Cosa sta cercando di dire, anche all'uomo moderno, il genio di Platone? Una cosa semplice e formidabile: soltanto chi ama crea. Non importa l’oggetto verso cui si dirige l’energia creativa. Uno può amare una persona, un sogno, un ideale. Ma è veramente vivo soltanto se, e soltanto finché, ama qualcuno o qualcosa.

MASSIMO GRAMELLINI (cuori allo specchio)