sabato 17 settembre 2011

Il Barbiere

Un giorno un fioraio va da un barbiere per un taglio di capelli.
Dopo il taglio, chiede il conto, e il barbiere risponde: 'Non posso accettare soldi da voi, sto facendo il servizio gratuito per la comunità di questa settimana'.
Il fiorista è molto contento, saluta calorosamente e lascia il negozio.
La mattina dopo, quando il barbiere va ad aprire il suo negozio, trova un cartello con sopra "grazie" e una dozzina di rose davanti alla saracinesca.
Più tardi, un barista passa dal barbiere, anche lui per un taglio di capelli, e quando cerca di pagare il conto, il barbiere di nuovo risponde:
'Non posso accettare soldi da voi, sto facendo il servizio per la mia comunità di questa settimana'.
Il barista, felice, lascia il negozio. La mattina dopo, il barbiere trova davanti al negozio un foglio di carta con scritto "grazie" e una dozzina di ciambelle calde che lo aspettano alla porta.
Poi, un membro del Parlamento, venuto per un taglio di capelli, quando va per pagare il conto, il barbiere di nuovo gli risponde: 'Non posso accettare soldi da voi. Sto facendo il servizio alla comunità di questa settimana '.
Il membro del Parlamento, felicissimo di questa notizia, lascia il negozio.
La mattina dopo, quando il barbiere va ad aprire, trova davanti al negozio una dozzina di altri parlamentari in fila, in attesa di un taglio di capelli
gratuito.

E questo, amici miei, illustra la differenza fondamentale tra i cittadini del nostro paese, e i politici che la gestiscono!

I politici e pannolini hanno qualcosa in comune....
hanno bisogno di essere cambiati SPESSO E PER LO STESSO MOTIVO!

Se non inoltrerete la presente a tutta la vostra  mailing list, non succederà niente, né disgrazie né vincite miracolose...
Semplicemente si convivrà con se stessi, sapendo che ci si è negati l'opportunità di ridere con gli altri.

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giovedì 1 settembre 2011

Per dirti t'amo

Avrei voluto dedicarti una canzone
con le parole della televisione
tutti quei fiori e quei discorsi complicati
che al cine fanno nei locali raffinati.
Ma mi sembra di commettere un reato
perché per dirti che sono innamorato
perché per dirti cosa penso in fondo al cuore
non c'è motivo che mi finga un grande attore.

Per dirti t'amo, amo te,
bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare,
è giusto dirlo, dirlo in modo naturale. 

Non voglio chiuderti in nessun mondo fatato
e non ho voglia di tornare nel passato
io so, potremmo avere il mondo nelle mani
se siamo forti e fiduciosi nel domani. 

Avremo un posto dove andare a lavorare
e avremo figli da allevare e da curare
e tanto amore, tanta gente come noi
e avremo un mondo, un mondo nuovo intorno a noi.

Per dirti t'amo, amo te,
bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare,
è giusto dirlo, dirlo in modo naturale. 

La vera vita non si alleva in una serra,
chiedo il tuo amore, che è nutrito dalla terra,
perché è cresciuto con la pioggia e con il sole
e sa capire anche queste mie parole.

Per dirti t'amo, amo te,
bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare,
è giusto dirlo, dirlo in modo naturale.



Tra storia e leggenda - Menenio Agrippa, l'Apologo

IL DISCORSO DI MENENIO AGRIPPA


« Olim humani artus, cum ventrem otiosum cernerent, ab eo discordarunt, conspiraruntque ne manus ad os cibum ferrent, nec os acciperet datum, nec dentes conficerent. At dum ventrem domare volunt, ipsi quoque defecerunt, totumque corpus ad extremam tabem venit: inde apparuit ventris haud segne ministerium esse, eumque acceptos cibos per omnia membra disserere, et cum eo in gratiam redierunt. Sic senatus et populus quasi unum corpus discordia pereunt concordia valent. »



« Una volta, le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso [ad attendere cibo], ruppero con lui gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo confezionassero a dovere. Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento estremo. Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro, ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra. E quindi tornarono in amicizia con lui. Così senato e popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute. »
(Liv. II, 32)

Nell’antica Roma i cittadini erano divisi in due classi: i nobili, chiamati patrizi, e il popolo lavoratore, chiamato plebe.

I patrizi dopo avere cacciato i Tarquini da Roma, concentrarono tutto il potere nelle loro mani; si spartirono la maggior parte della terra e del bestiame a danno dei plebei, come erano chiamati i componenti della plebe, i quali finirono per indebitarsi e diventare spesso schiavi del creditore.

I plebei si sentirono ingiustamente sfruttati e completamente esclusi dalla partecipazione alla vita politica della città; poiché non potevano più tollerare le loro precarie condizioni di vita, idearono una forma di protesta tanto insolita quanto clamorosa.

Rifiutarono la chiamata alle armi contro i bellicosi Equi che minacciavano i confini del Lazio e lasciarono Roma, ritirandosi in massa sul monte Sacro, al di là del fiume Aniene, a circa tre miglia fuori della cinta muraria: si creò così una grave situazione dagli esiti imprevedibili.

I patrizi furono assaliti da molteplici timori: da un lato capirono che senza l’importante contributo della plebe non erano in grado di fronteggiare l’imminente guerra, dall’altro non sapevano come comportarsi con i plebei, che – come diremmo oggi – avevano messo in atto uno sciopero; temevano inoltre che gli elementi plebei rimasti in città potessero insorgere, provocando gravi disordini.

Su un punto tuttavia furono tutti d’accordo: bisognava trovare il modo di riconciliare, con le buone o con le cattive, la plebe con lo Stato.

I patrizi decisero allora di inviare sul monte Sacro, dove nel frattempo i plebei si erano fortificati con trincee e fossati, il senatore Menenio Agrippa, che tutti conoscevano per le sue notevoli capacità di abile oratore e che poteva essere ben accetto agli insorti perché di origini plebee.

La leggenda racconta che, accolto nelle postazioni dei plebei in rivolta, riuscì a ricondurre tutti all’ordine raccontando, con garbo ed intelligenza, questa semplice e toccante storia:
«C’era un tempo in cui nell’uomo tutte le parti non si accordavano con le altre come se fossero una sola, ma ciascuna si regolava autonomamente, con un suo particolare modo di comportarsi.
Accadde che le altre parti si indignarono perché ogni loro faticosa attività andava a vantaggio dello stomaco, mentre questo se ne stava inoperoso nel mezzo del corpo, a godersi tutti i piaceri che le altre parti gli procuravano: così organizzarono un complotto contro di lui per punirlo. Fu deciso che le mani non portassero più il cibo alla bocca, che la bocca respingesse quello che le veniva offerto, che i denti non triturassero ciò che ricevevano.
Dopo poco tempo lo stomaco, per la fame, cominciò a star male, come era stato previsto nei piani delle altre parti, ma anch’esse cominciarono ad indebolirsi gravemente e, con esse, tutto il corpo giunse ad un gravissimo stato di sfinimento generale.
Risultò allora chiaro a tutte le parti che lo stomaco non se ne stava in realtà in ozio a godersi come un parassita il lavoro altrui, ma svolgeva un suo specifico ruolo, e che non era alimentato più di quanto non nutrisse, restituendo a tutte le membra del corpo, opportunamente distribuito attraverso le vene, il sangue necessario per la vita, proveniente dalla digestione del cibo».

La morale del racconto tenuto da Menenio Agrippa risultò subito chiara per tutti:
plebei e patrizi dovevano restare strettamente uniti perché reciprocamente legati da comuni interessi; svolgevano infatti ruoli differenti ma entrambi indispensabili e vitali per la sopravvivenza dello Stato.

La situazione fu velocemente ricomposta;
furono avviate delle trattative che portarono all’istituzione di una nuova importante carica politica, quella dei tribuni della plebe, che poteva essere esercitata soltanto da esponenti della plebe e che conferiva grande potere di controllo e di opposizione contro i consoli.

I plebei, appagati dall’importante riconoscimento, lasciarono l’accampamento sul monte Sacro e tornarono a Roma, riprendendo le loro usuali occupazioni.

Era il 494 a.C.



Lezioni per far carriera

I° Lezione

C'era un corvo che se ne stava appollaiato sui rami alti d'un albero e non faceva niente tutto il giorno. Un coniglietto di passaggio vide il corvo e gli chiese:
- Posso starmene anch'io seduto qua a non far niente tutto il giorno?
- Certo, perché no? - rispose il corvo.
E il coniglietto si sedette comodo a terra sotto il corvo a riposarsi.
All'improvviso apparve una volpe, saltò sul coniglietto e se lo mangiò.

Lezione di carriera:
Per startene seduto a non far niente tutto giorno, devi essere seduto molto in alto.



 II° Lezione

Un tacchino selvatico chiacchierava con un toro:
- Mi piacerebbe tanto arrivare in cima a quell'albero, ma non ne ho la forza.
- Beh, perché non ti mangi un po' della mia merda - rispose il toro - E' piena di roba nutritiva.
Il tacchino becchettò un po' di merda e scoprì che di fatto gli aveva dato forza sufficiente per arrivare al primo ramo dell'albero.
Il giorno dopo, mangiato un altro po' di merda, arrivò al secondo ramo.
Dopo un paio di settimane, il tacchino era fieramente appollaiato sulla cima dell'albero.
Ma fu subito visto da un cacciatore che lo abbatté.

Lezione di carriera
Mangiando merda puoi arrivare in cima, ma non è detto che ci resti...


III° Lezione

Quando fu creato il corpo umano, ogni sua parte voleva esserne il "capo".
Il Cervello disse:
- Il capo devo essere io, perché controllo tutte le funzioni del corpo.
I Piedi dissero:
- Noi, dobbiamo fare i capi: portiamo il Cervello dovunque voglia andare.
Le Mani dissero:
- Noi, dobbiamo fare i capi, perché facciamo tutto il lavoro e portiamo i soldi a casa.
E così via: il Cuore, i Polmoni, gli Occhi. Finché non alzò la voce il Buco del Culo.
Ovviamente lo fecero tacere a forza di risate.
Allora il Buco del Culo si mise in sciopero, chiuse bottega e smise di adempire alla sua funzione.
Ben presto gli Occhi divennero strabici, alle Mani vennero crampi, i Piedi inciampavano, il Cuore fibrillava, i Polmoni ansimavano ed il Cervello era febbricitante.
Alla fine si arresero e votarono la mozione: il capo è il Buco del Culo.
Le varie parti si accollarono tutto il lavoro ed il Buco del Culo si limitava a produrre merda.

Lezione di carriera:
Non serve il Cervello, per fare il capo: BASTA SAPER FARE LO STRONZO!!!


IV° Lezione

Un uccellino era in volo per andare a svernare al Sud. Ma il freddo era tale che l'uccellino cadde a terra congelato.
Una vacca di passaggio gli scodellò addosso una bella cagata fumante.
Scongelato e riscaldato, l'uccellino si mise a cantare di gioia.
Ma un gatto randagio lo sentì, lo trovò, lo tirò fuori dalla merda e se lo mangiò.

Lezione di carriera:
1.- Non tutti quelli che ti coprono di merda sono tuoi nemici...
2.- Non tutti quelli che ti tirano fuori dalla merda sono tuoi amici...
3.- Quando sei nella merda, tieni chiuso il becco...