sabato 25 dicembre 2021

Fairytale Of New York


Fairytale of New York (feat. Kirsty MacColl)

It was Christmas Eve, babe
In the drunk tank
An old man said to me
"Won't see another one"
And then he sang a song
'The Rare Old Mountain Dew'
I turned my face away
And dreamed about you

Got on a lucky one
Came in eighteen-to-one
I've got a feeling
This year's for me and you
So, Happy Christmas
I love you, baby
I can see a better time
When all our dreams come true

"They've got cars big as bars
They've got rivers of gold
But the wind goes right through you;
It's no place for the old
When you first took my hand
On a cold Christmas Eve
You promised me Broadway
Was waiting for me

"You were handsome!" "You were pretty
Queen of New York City"
When the band finished playing
They howled out for more
Sinatra was swinging
All the drunks, they were singing
We kissed on a corner
Then danced through the night

The boys of the NYPD choir
Were singing 'Galway Bay'
And the bells were ringing out
For Christmas day

"You're a bum, you're a punk"
"You're an old slut on junk
Lying there almost dead
On a drip in that bed"
"You scumbag, you maggot
You cheap lousy faggot
Happy Christmas, your arse
I pray God it's our last"

The boys of the NYPD choir
Still singing "Galway Bay"
And the bells are ringing out
For Christmas day

"I could have been someone"
"Well, so could anyone
You took my dreams from me
When I first found you"
"I kept them with me, babe
I put them with my own
Can't make it all alone
I've built my dreams around you"

The boys of the NYPD choir
Still singing "Galway Bay"
And the bells are ringing out
For Christmas day 


leggi su ROCKOL





Into my arms


PER IL MIO AMORE...Buon Natale Marika

I don’t believe in an interventionist God
But I know, darling, that you do
But if I did I would kneel down and ask Him
Not to intervene when it came to you
Not to touch a hair on your head
To leave you as you are
And if He felt He had to direct you
Then direct you into my arms

Into my arms, O Lord
Into my arms, O Lord
Into my arms, O Lord
Into my arms

And I don’t believe in the existence of angels
But looking at you I wonder if that’s true
But if I did I would summon them together
And ask them to watch over you
To each burn a candle for you
To make bright and clear your path
And to walk, like Christ, in grace and love
And guide you into my arms

Into my arms, O Lord
Into my arms, O Lord
Into my arms, O Lord
Into my arms

But I believe in Love
And I know that you do too
And I believe in some kind of path
That we can walk down, me and you
So keep your candles burning
And make her journey bright and pure
That she will keep returning
Always and evermore

Into my arms, O Lord
Into my arms, O Lord
Into my arms, O Lord
Into my arms

THE BOATMAN’S CALL
NICK CAVE & THE BAD SEEDS

1997






Per comprendere meglio il testo -->  IN THE FLESH  











NELLE MIE BRACCIA

Non credo in un Dio interventista
ma so, cara, che tu ci credi
ma se ci credessi, mi inginocchierei e Gli chiederei
di non intervenire quando si tratta di te
di non toccarti neanche un capello in testa
di lasciarti così come sei
è se proprio Lui volesse dirigerti
allora Gli chiederei di dirigerti fra le mie braccia

nelle mie braccia, o Signore

E non credo all'esistenza degli angeli
ma quando ti guardo penso invece che siano veri
ma se ci credessi, li convocherei tutti assieme
e chiederei loro di proteggerti
chiederei a ognuno di accendere una candela per te
di rendere luminoso e chiaro il tuo cammino
e di farti camminare, come Cristo, nella grazia e nell'amore
e di guidarti fra mie braccia

nelle mie braccia, o Signore

Ma credo nell'amore
e so che anche tu ci credi
e credo esista un sentiero
lungo il quale potremo incamminarci, tu ed io
quindi tieni le tue candele accese
e rendi il suo viaggio luminoso e puro
affinché lei  possa tornare
sempre e per sempre

nelle mie braccia, o Signore
nelle mie braccia

lunedì 20 dicembre 2021

Deborah Harry & Nick Cave - Free To Walk








































Nick:
Have I been in your memory where it's better to love than ever can be?

Debbie & Nick:
Your door is always open and your path is free to walk
Your door is always open and your path is free to walk
Will I be able to dream easily than try to watch us in the shade?
Your door is always open and your path is free to walk
Your door is always open and your path is free to walk
I got somebody who makes me free

Nick:
Who wears their whole heart

Debbie & Nick:
Back then that was easy
Coz your door is always open and your path is free to walk
Your door is always open and your path is free to walk

Nick:
I heard that train comin' around the curve

Debbie & Nick:
Whistlin' and churnin' and changin' my nerve
That train is always comin' and your path is free to walk
Your train is always comin' and your path is free to walk
That train is always comin' in































Brano inciso nel 2009 da Debbie Harry e Nick Cave... incluso in questa raccolta...
ed io lo scopro solo ora. Una vera perla nascosta.

sabato 18 dicembre 2021

Intanto in serie B...

 




Nick Cave & The Bad Seeds - Vortex































When my love comes down
Down to see you
When my love comes down
Down to see you
I just want to be with you
When my love comes down
Down to see you
Come on, come in
Step into the vortex
Where you belong
Come on, come in
Step into the vortex
Where you belong
Yeah
I just want to hold your hand
I just want to hold your hand
I got, I got no other plans
I just want to hold your hand
And come on, come in
Step into the vortex where you belong
Come on and come in
Step into the vortex where you belong
Come on
Come on
Come on, come in
Step into the vortex
Where you belong
Come on and come in
Step into the vortex
Where you belong
Come on, come in
Step into the vortex
Where you belong

B-Sides & Rarities Part II - 2021



Nick Cave & The Bad Seeds annunciano B-Sides & Rarities Part II, il tanto atteso seguito di B-Sides & Rarities del 2005, in uscita il 22 ottobre in doppio vinile, doppio CD, doppio CD deluxe e su tutte le piattaforme digitali.

B-Sides & Rarities Part I and Part II verranno anche pubblicati insieme in un Box Set in Edizione Limitata di 7 Vinili che include 83 brani e un libretto di materiale esclusivo.

B-Sides & Rarities Part II è stato compilato da Nick Cave e Warren Ellis, e contiene 27 brani rari e inediti usciti tra il 2006 e il 2020, incluse le prime registrazioni di ‘Skeleton Tree’, ‘Girl In Amber’ e ‘Bright Horses’.
La canzone in precedenza mai pubblicata, ‘Vortex’, è ora disponibile in streaming. Tratta da B-Sides & Rarities Part II, è stata scritta e registrata nel 2006 da Nick Cave, Warren Ellis, Martyn Casey e Jim Sclavunos e poiché la band non è mai stata in grado di definirla come Grinderman o Bad Seeds, rimase inedita.

L’originale B-Sides & Rarities Part I è uscito nel 2005 - compilato da Mick Harvey e comprende 56 tracce tra cui rarità, outtakes, cover e B-sides uscite tra il 1988 e il 2005. Questa è la prima volta che l’album viene reso disponibile in vinile.

“Mi è sempre piaciuto l’originale B-Sides & Rarities più di ogni altro nostro album. È l’unico album che ascolterei volentieri. Sembra più rilassato, anche un po’ insensato in alcuni punti, ma con belle canzoni ovunque. C’è anche qualcosa, nella piccolezza di certe canzoni che è più vicino al loro spirito originale.
B-Sides & Rarities Part II continua questa strana e bellissima raccolta di canzoni perdute dei The Bad Seeds. Amo il lato finale dell’ultimo disco perché rivela i piccoli e fragili inizi di alcune delle mie canzoni preferite dei Bad Seeds. 'Waiting For You' completa di una particolare traccia ritmica, una splendida 'Life Per Se' ritenuta troppo triste per Skeleton Tree, e ‘Earthlings’ che alcuni considerano la traccia più bella delle sessioni di Ghosteen.” - Nick Cave

Nick Cave & The Bad Seeds suoneranno nei festival europei nell’estate 2022

Nick Cave & Warren Ellis saranno in tour in UK questo autunno.

giovedì 9 dicembre 2021

Galileo, Burioni, il Polemista ed i coglioni


Di Burioni pensate quello che volete, ma questa risposta va studiata e imparata a memoria, specie da tutti quelli che negli ultimi anni si sentono "nel giusto" solo perché non allineati ad un certo tipo di pensiero dominante. Questo, prescindendo dal fatto che Galileo era dalla parte della scienza e del metodo sperimentale, laddove invece i vari complottari sono come i vecchi oscurantisti che sanno solo ragionare di pancia

Il Polemista misterioso

Travolti...

Addio Lina...

 



venerdì 26 novembre 2021

Caught in the Act

Cinque vecchiacci colti in fragrante!




giovedì 25 novembre 2021

Caccia alle strege


In un liceo i ragazzi studiavano i processi alle streghe di Salem e l’insegnante disse loro che avrebbero fatto un gioco.

"Girerò tra i banchi e sussurrerò a ciascuno di voi se siete una strega o una persona normale.
Il vostro obiettivo è creare il gruppo più numeroso possibile che non contenga una strega.
Alla fine, qualsiasi gruppo trovato che includa una strega otterrà un voto negativo."
I ragazzi si buttarono subito nel gioco.
Si formò un gruppo abbastanza grande, ma la maggior parte degli studenti si divise in piccoli gruppi esclusivi, allontanando chiunque desse loro il minimo sospetto.
"Va bene", disse l'insegnante.
"Avete i vostri gruppi. È ora di scoprire quali hanno sbagliato. Tutte le streghe, per favore, alzino le mani."
Nessuno alzò una mano.
I ragazzi erano confusi e dissero all'insegnante che aveva truccato il gioco.
"Davvero? Qualcuno a Salem era una vera strega? O tutti credevano semplicemente a quello che gli era stato detto?”
Ed è così che si insegna quanto sia facile dividere una comunità.
- Flora Azevedo


venerdì 19 novembre 2021

La serie tv “Fondazione” abbaglia ma non stupisce

 

La serie tv “Fondazione” abbaglia ma non stupisce

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Stamattina ero sotto la doccia e lo sapete com’è: le cose fanno click quando sei sotto la doccia. Cioè, ripensavo ai primi due episodi di Fondazione, la serie tv di Apple Tv+ che ripercorre la saga letteraria che poi è quasi metà dell’opera principale di Isaac Asimov, e continuavo a chiedermi cos’è che non mi sconfinferava.

Intendiamoci: Fondazione ha un budget notevole, per essere un telefilm, e uno sforzo produttivo non indifferente. Anche perché rappresenta la mossa più “potente” che Apple si è giocata in questo periodo sul suo servizio streaming. Però c’è un però. Ed è questo: il tentativo di produrre una serie soddisfacente per i gusti del pubblico, e per di più con un angolo “morbido” perché pensata per Apple Tv+, che ha requisiti ancora più complessi di quella di Disney, non è andato completamente a buon fine. Perché ci sono un sacco di cose che non mi sconfinferano nella serie. Cominciamo dall’ambientazione. Fondazione è una serie tv di grandi ambizioni, ma il suo momento storico di messa sul mercato coincide con quello di Dune, il film di cui abbiamo già parlato qualche giorno fa. E mentre Dune si basa su una sceneggiatura solida e una visione cinematografica (le immagini e l’audio) che riescono a compensare abbondantemente alcune scelte discutibili di casting (Javier Bardem e Jason Momoa) nonché una certa complessiva mancanza di gravitas e di pathos, Fondazione è sostanzialmente un telefilm, e si vede. Più vicino a Star Trek: Discovery che non a Dune, il suo problema essenziale è che fa molta fatica ad essere all’altezza della potenza visionaria dei libri di Isaac Asimov. E si vede anche questo.

Fondazione di Isaac Asimov, come tutte le opere nate nel dopoguerra incluse quelle di fantascienza, appartiene a un clima sociale e storico che oggi è profondamente cambiato e che soprattutto viene interpretato dai media in maniera molto differente. Per questo oggi, nell’adattamento, emergono dei problemi.

Cominciamo dalla cosa che ha fatto click sotto la doccia: la base dieci. C’è una scena in cui Gaal Dornick, uno dei “punti di vista” della storia (“protagonisti” è una parola forte nei romanzi più corali di Asimov) partecipa per la prima volta a una riunione in cui si decide cosa includere nel recipiente di quello che dovrà costituire la “fondazione” delle prossime generazioni dopo la caduta dell’Impero Galattico. Il presupposto è che Hari Seldon, il matematico inventore della psicostoria, abbia previsto la caduta dell’Impero (Asimov si era letto un classico della letteratura angloamericana: Storia del declino e della caduta dell’impero romano di Edward Gibbon e ne era rimasto molto impressionato) e ipotizzato di poter ridurre i millenni bui che ne sarebbero seguiti creando una sorta di monastero digitale che contiene tutta la conoscenza necessaria a ripartire.

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È l’“Enciclopedia galattica” (che poi sarà parodiata da Douglas Adams con la sua Guida galattica per autostoppisti). Ma l’enciclopedia di Asimov non contiene tutto tutto, bensì solo quel che serve. Come scegliere quel che serve? Bella domanda. Se l’è posta Asimov e se la sono posta quelli di Apple. Il modo con il quale viene trovata la (stessa) soluzione però è indicativo di una profonda differenza culturale.

Asimov usa criteri di razionalità e articola un ragionamento che fa della razionalità la chiave di volta. Apple sceglie il multiculturalismo come rappresentazione del mondo. Se il risultato è apparentemente uguale (la scena è la stessa nel libro e nel telefilm) il significato cambia profondamente. Parliamo della serie tv.

Un gruppo di persone piuttosto insignificanti e a maggioranza caucasica, i seguaci di Seldon, fa assunzioni su cosa sia necessario salvare che sono degne del miglior colonalista europeo. Gaal (interpretata tra l’altro da un’attrice molto brava come Lou Llobel) dopo tre o quattro domande interlocutorie – con il miglior tono passivo aggressivo da Millennials che “so tutto io” (il contrario del mansplaining considerato a ragione vietato dalle menti più consapevoli e politicamente corrette) – spiega invece con logica ferrea che magari il “comitato patriarcale” (lo chiamo così in mancanza di termini derogatori migliori) vuole contare le cose da salvare in base dieci. Oppure no?

Infatti, spiega Gaal, non esiste solo la base dieci: un sacco di mondi contano in altre basi e bla bla bla. Tutta questa parte diventa un modo per Apple per dire che il punto di vista del comitato patriarcale è autoriferito e solo lei (Gaal) pensa in modo profondo e inclusivo. Pensa così non tanto perché è un genio della matematica (l’intelletto scientifico caro ad Asimov) ma anche e sopratutto perché è diversa sia da un punto di vista biologico, anagrafico che fisico e culturale. E quindi lei, Gaal, è una autentica portatrice di istanze multiculturali che il comitato patriarcale ha subordinato alla sua integrità ideologica (seguaci di Seldon, diventato la cosa meno scientifica del pianeta).

Quindi, dice Gaal, come possono pensare i panzoni e le panzone tradizionali del comitato patriarcale di sapere che cosa bisogna salvare e cosa no se non sanno neanche mettersi d’accordo su come contare le cose da salvare? Il Gen-Z sale in cattedra e blasta i vecchioni perché è magicamente più intelligente a causa della sua diversità biologica ed esistenziale. La dinamica generazionale e transculturale diventa la dominante e si perde di vista il fatto che astronavi, pianeti-macchina come Trantor e tutto il resto sono stati costruiti dai vecchi tradizionali che in parte sono presenti nel comitato patriarcale. Forse due cose le sanno anche loro, oppure Seldon (che poco dopo va in lavanderia e spiega di aver scelto uno per uno tutti i partecipanti all’esodo) ha selezionato solo i più rincoglioniti?

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Il click è il seguente: cosa c’entrano le tensioni della cancel culture, dell’inclusività, della multiculturalità senza il melting pot con Isaac Asimov? Spacchettiamo questa domanda, perché è fondamentale per capire cosa non va nella serie tv della Fondazione.

Qualunque storia viene reintepretata per dare gambe contemporanee a corridori antichi: il dramma di Giulietta e Romeo è stato riscritto milioni di volte ed era stata già stato scritto milioni di volte prima della versione di Shakespeare. I personaggi si “travestono” da contemporanei, ma la loro vera natura è quella di una umanità universale, più profonda. Il tentativo di Apple di portare avanti una visione culturale della società che sia attraente per una demografia (i Millennials e la generazione Z) è lodevole e progressista (forse, non lo so) ma da critico di cose che vedo sullo schermo dopo averle lette qualche decennio fa, posso dire che cozza contro le fondamenta di Fondazione scritta da Asimov, che invece raccontano un’altra storia di integrazione, molto più interessante e altrettanto attuale.

E l’autore la ha fatta talmente bene, questa cosa del raccontare un’altra storia che, a prescindere dalla voce di un autore nato nel 1920 e morto nel 1992, è difficile “caricarla” di un tono diverso senza perderla e andare a parlare d’altro. Soprattutto se, come dicevo in premessa, Fondazione è “solo” una serie tv e non ha la potenza visionaria e autoriale che è riservata ai film, come si vede nel caso di Dune. Perché la potenza autoriale, apro una parentesi tanto per capirci, è quella che permette di cambiare profondamente il registro di una storia senza tradirla ma semplicemente reinterpretandola.

È quello che fece, ad esempio, Baz Luhrmann nel 1996 con il suo Romeo + Giulietta di William Shakespeare, per restare all’esempio del Bardo. Quello di Luhrmann è un film con una carica visiva e un impatto narrativo tale da giustificare una rivisitazione intensa e profonda della tragedia shakespeariana. I “giochi” fatti da Luhrmann, come l’adattamento a un ambiente da gang di Los Angeles e la creazione di un contrasto distonico profondo usando i dialoghi originali di Shakespeare, crea un universo alternativo in cui le pistole cromate sembrano spade (e forse, simbolicamente, gli equivalgono) e parla di noi oltre che dei contemporanei di Shakespeare e degli abitanti di Verona di qualche secolo prima.

La serie tv Fondazione non riesce a fare niente di tutto ciò. E questo soprattutto, a mio avviso, per questo problema di voler essere compatibile con la cultura contemporanea. Da un lato, Fondazione di Apple si fa interprete e cerca di contribuire alla affermazione di una serie di momenti e sensibilità contemporanee. Questo si vede nella scelta del casting, nella multiculturalità spinta anche al di là dello standard tradizionale delle produzioni televisive americane, rivisitando i criteri estetici e di genere oltre che etnici, nella creazione di nuovi stereotipi, nell’uso di formule e chiavi espressive da Gen Z per rendersi comprensibile e palatabile.

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Dall’altro lato, Fondazione è “solo” un telefilm che per di più arriva un po’ corto sulle ambientazioni: mentre la CGI è notevole e ad esempio l’ascensore orbitale o le astronavi sono veramente gustose, molte ambientazioni sono piuttosto mediocri e i costumi e gli usi (posture, momenti di recitazioni) di alcune entità che compaiono sullo schermo sono veramente tristi e poco immaginativi. Ci sono scene in cui sembra di vedere una recita parrocchiale in cui si riusano oggetti quotidiani per travestire da “alieno” qualche personaggio, ad esempio mettendogli un lampadario in testa o la vestaglia di seta della nonna con la velina per la domenica. Che povertà.

Attenzione, ho spiegato che c’è molto di “antipatico” (in mancanza di un termine migliore) dentro la serie tv Fondazione anche perché abbraccia una sensibilità che evidentemente non mi appartiene (da buon X-Gen per di più del percentile più vecchio), ma anche e soprattutto perché penso che perda per la strada quello che c’era di veramente universale dentro i romanzi della Fondazione di Isaac Asimov.

I temi della trilogia originale e di parte delle sue espansioni (sino alla meno fortunata rivisitazione della fine degli anni Ottanta, pensata da Asimov probabilmente per costruire un universo coerente che faccia convivere la Fondazione con i Robot) sono legate all’intolleranza verso la scienza e alla sua importanza, all’idea di ambiente come contesto da rispettare (Asimov, emigrato russo di famiglia ebraica, era profondamente laico nella sua visione scientifica del mondo), alla dialettica tra predeterminazione e libero arbitrio, al concetto di evoluzione e alla ricerca di cosa definisce essere un “essere umano” dal resto. E sia detto per inciso che qui entrano i robot, che anche in Fondazione scopriamo fare capolino.

Asimov poi ha saputo sempre giocare molto con i generi: è stato uno dei primi autori di genere a far svanire i confini tra fantascienza e giallo, ad esempio. Questa sua capacità di entrare e uscire da strutture narrative diverse mantenendo una profonda coerenza nel suo immaginario e nei temi più profondi fa parte di un processo di trasformazione della letteratura statunitense che si avvia nel secondo dopoguerra e continua sino a oggi.

La capacità di Asimov di essere “potente” come narratore, un vero creatore di idee, e soprattutto quella del suo ciclo della Fondazione nel portare contributi di idee che vanno oltre il fatto narrativo e di intrattenimento, si vede anche per l’impatto che hanno avuto.

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Il ciclo di romanzi è un chiaro esempio di letteratura fantascientifica basata su delle idee. Come tale, è un continuo susseguirsi di riferimenti e collegamenti che la cultura enciclopedica di Asimov ha messo assieme e che hanno unito forse per la prima volta in una serie di opere sia l’aspetto fantascientifico che quello delle scienze tradizionali (economia, sociologia e via dicendo) con una serie di costanti allusioni, riferimenti, sottolineature che non impattano l’aspetto fantascientifico e più “magico” ma gli danno gambe e hanno stimolato generazioni di lettori.

Da Paul Krugman (premio Nobel per l’economia) a Elon Musk (Tesla & c.), da Carl Sagan (che diceva che Fondazione è il modo migliore per scrivere fantascienza che sia rilevante anche dal punto di vista delle idee e per la scienza) a Frank Herbert (ci torniamo tra un attimo), la serie della Fondazione ha gettato il seme di una pianta che è assolutamente assente dentro la serie televisiva di Apple. Una pianta alta, potente, creativa, articolata, che ha offerto delle idee e soprattutto una prospettiva diversa per guardare il mondo. Ha cambiato la vita alle persone facendo loro capire che le scienze hard e soft “si tengono” e si può immaginare di guardare alla società come a un fenomeno studiabile e comprensibile con una mente razionale e scientifica.

Herbert, che citavo un attimo fa, ha scritto la sua serie di libri, cioè il ciclo di Dune, più o meno nella stessa epoca di Asimov. E ha tratto profonda ispirazione dal suo lavoro, tanto che possiamo dire che Dune è sostanzialmente un commento e una critica (o forse una variazione di premesse) alla Fondazione. Herbert prende in carico l’idea iniziale di Asimov, cioè quella del tramonto di un impero, con tutti i problemi logistici, economici e strutturali che questo comporta, e la rivisita in un ambiente differente.

Herbert, però, sceglie una traiettoria completamente diversa. Mentre Asimov gioca la carta del monastero organizzato da un pensatore razionale, cioè detto in sintesi si inventa l’enciclopedia illuminista prima del Medioevo, Herbert si inventa un’idea completamente diversa: quella di un messia che porta la rivoluzione come palingenesi, cioè che genera un nuovo mondo.

Dune è un gigantesco “commento” di Herbert ad Asimov perché il messia c’è anche nella Fondazione, ed è Il Mulo, ma ha una importanza relativa di fronte allo scorrere degli eventi. La storia è fatta dalle masse e dai potenti in una dialettica socio-economica oltre che militare complessa e realistica, secondo il kantiano Asimov. Invece la storia è fatta dai leader carismatici che passano a cavallo e cambiano la sorte degli imperi, secondo il nicciano Herbert.

Tutto questo dove lo trovo dentro la serie tv Fondazione?, mi chiedevo sotto la doccia. E soprattutto, quanto mi costa di acqua calda stare così tanto a pensare sotto la doccia?

Antonio Dini, giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. La sua newsletter si intitolaMostly Weekly.

giovedì 18 novembre 2021

La lingua romagnola

Copio e incollo:

5 COSE DA SAPERE SUL ROMAGNOLO

1. Il romagnolo NON è un dialetto dell’italiano e non lo è mai stato: è una lingua con la stessa dignità della lingua italiana, formatasi contemporaneamente e indipendentemente.

2. La lingua romagnola acquisì i suoi caratteri distintivi ai tempi dell’Esarcato bizantino di Ravenna, quando ciò che restava del mondo romano coincideva circa con l’attuale Romagna che – resistendo all’invasione longobarda – si trovò isolata politicamente e culturalmente dal resto della Val Padana. Nacquero poi la Longobardia (che comprendeva l’attuale Emilia) e la nostra Romandiola. 

3. Il romagnolo è una lingua romanza (cioè deriva dal latino come il francese, l’italiano, il romeno, il castigliano) e fa parte del grande gruppo delle lingue cosiddette gallo-italiche diffuse nel nord-Italia assieme a ligure, emiliano, piemontese, lombardo e gallo-piceno marchigiano.

4. Come tutte le lingue del mondo, anche il romagnolo ha vari DIALETTI interni. Tendenzialmente, si possono identificare TRE macro-aree abbastanza uniformi: la Romagna nord-occidentale (ravennate-imolese-forlivese); la Romagna sud-orientale (cesenate-riminese) e la Romagna appenninica. All’interno di queste macro-aree, si sviluppano alcuni micro-dialetti del romagnolo, ascrivibili a singole vallate, città, paesi e quartieri. Particolarmente evidenti sono l'isola linguistica di Santarcangelo-Savignano (con le sue abbondanti ed “estreme” dittongazioni) e le interessanti influenze toscane sulla parlata romagnola nelle zone appenniniche. 

5. È una lingua stupenda, poetica e sanguigna che, come tutte le lingue locali, non merita di morire. Legata ancestralmente all’essenza della regione Romagna, parla dei nostri avi, arricchisce le nostre emozioni, ci rende unici: DIFENDILA SEMPRE!

lunedì 15 novembre 2021

I Believe - Io Credo



  • "What do believe in then?"
  • - "Well, I believe in the soul... the cock...the pussy... the small of a woman's back... the hangin' curveball... high fiber... good scotch... that the novels of Susan Sontag are self-indulgent overrated crap... I believe Lee Harvey Oswald acted alone. I believe there ought to be a Constitutional amendment outlawing Astroturf and the designated hitter. I believe in the sweet spot, soft core pornography, opening your presents Christmas morning rather than Christmas Eve, and I believe in long, slow, deep, soft, wet kisses that last three days. Goodnight."



  • "Ma a che cosa credi allora?"

  • "Io credo nell'anima. Nel maschio. Nella femmina. Nel fondoschiena di una bella donna. Nelle palle curve coi fiocchi. Nella crusca (??? forse parla delle mazze da baseball in carbonio?). Nel buon whisky. Credo che i romanzi di Susan Sontag sono masturbazioni senza alcun valore. E poi credo che Lee Oswald ha agito da solo. Credo fermamente che dovrebbero fare un nuovo emendamento che proibisca l'Astroturf* e le riserve speciali (in realtà parla del battitore designato). Credo nel punto debole (in realtà parla del punto dolce in cui si deve colpire la palla da baseball in battuta), nella pornografia elegante, nell'aprire i regali il giorno di Natale, non la sera della vigilia e credo nei baci lunghi, teneri, dolci e umidi e appassionati che durano tre giorni. Buonanotte"



*
AstroTurf è il marchio registrato di un'erba artificiale prodotta dalla Monsanto e commercializzata su grande scala a partire dal 1966, anno in cui fu utilizzata per la copertura del terreno di gioco dell'Astrodome di Houston, in Texas. Proprio il nome di tale stadio fu all'origine del marchio, che si componeva di ASTRO(dome) e (artificial)TURF (in inglese Turf significa Zolla). Il suo derivativo Astroturfing fu coniato come antonimo di grassroots (alla lettera Radici dell'erba), equivalente, in italiano, al termine Politica dal basso, espressa dalla similitudine con le radici che affondano nel terreno, e anche col fatto che ogni filo d'erba ha una sua individualità, ma che tanti fili d'erba si uniscono a formare un prato.

Più genericamente, grassroots designa un movimento, un consenso, un insieme di comportamenti sociali, che sono radicati in una comunità da molto tempo, dei quali la comunità ha memoria. Astroturfing, per converso, indica qualsiasi categoria merceologica o anche, per esempio, un'idea politica che, lungi dall'essere radicata da tempo in una comunità, gode in realtà di una promozione a tavolino e di una serie di falsi ricordi costruiti artificialmente da un gruppo di marketing organizzato: il primo a parlare di astroturfing fu l'allora senatore democratico del Texas (e futuro candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti) Lloyd Bentsen, che nel 1985, di fronte a un'intensa attività di lobbying da parte dell'industria assicurativa consistente in un inusuale flusso di lettere, disse «un texano riconosce la differenza tra grassroot e astroturf, questa è corrispondenza organizzata».