mercoledì 6 gennaio 2021

Il limite del politicamente corretto



Di Emiliano Rubbi.

Ultimamente è scoppiata una grande polemica, in UK, perché una ragazza di lingua spagnola, avendo smarrito il suo cane, aveva messo un annuncio online per chiedere di contattarla nel caso in cui qualcuno lo avesse visto.
Il problema è che il nome del cane della ragazza era “Ne*ro” (senza asterisco, ma altrimenti Facebook mi censura).
In spagnolo, infatti, il colore nero si chiama così. In pratica, è un po’ come se avesse chiamato il suo cane, che era nero, “Black”.
Ma la cosa non ha convinto moltissimi inglesi che, sui social, hanno seguitato per giorni a dare della “razzista” alla ragazza.
Diversi commenti sotto l’annuncio sostenevano, più o meno, che a questo punto sarebbe giusto cambiare la lingua spagnola e trovare un altro termine per indicare il colore nero. Sul serio.

L’altroieri, in Missouri, il deputato democratico Emanuel Cleaver, ha concluso la sua preghiera, in apertura dei lavori alla Camera, con un meraviglioso “Amen and Awoman”.
La sua intenzione, a quanto pare, era quella di rispettare la parità di genere, ma evidentemente ignorava che “Amen” non significa “Un uomo” in inglese, ma vuol dire “In verità” in ebraico.

Sempre in Inghilterra, diversi telespettatori sono insorti dopo la messa in onda, da parte della BBC, di Grease.
Secondo molti di loro si tratta di un film sessista, razzista e misogino.
Questo perché in “Summer Nights” il coro chiede a John Travolta se Olivia Newton John “ha lottato” quando lui dice di averla baciata, e anche perché nel film non ci sono protagonisti neri.
Il fatto che il musical si ambientasse in una scuola dei primi anni 50 e che i primi tentativi di scoraggiare la segregazione razziale nelle scuole, negli USA, risalgano al triennio 1954/1957 (ma le prime scuole multietniche “tout court” sono successive), evidentemente, non deve essergli particolarmente chiaro.
Come non deve essergli chiaro che una frase attribuita a un personaggio di finzione degli anni 50 non può e non deve rispettare i parametri del pensiero del 2020. Altrimenti possiamo decidere che Hitler, nei film, d’ora in poi si debba preoccupare di rispettare i diritti degli ebrei e Jack lo squartatore si premuri di ammazzare uomini e donne in egual misura, temendo di essere accusato di essere un serial killer patriarcale.

Potrei andare avanti a lungo, queste sono cose accadute solo negli ultimi giorni.
Ora, probabilmente, se siete qui, sapete come la penso sui diritti civili, sulla parità di genere, sull’assoluta necessità di combattere il razzismo sempre e ovunque, non credo di doverlo ribadire.
Ma questa roba fa male, malissimo, proprio a chi si batte per un mondo di pari opportunità per tutti.
Queste derive demenziali del politicamente corretto sono pericolose, visto che non ottengono nessun effetto oltre a quello di togliere credibilità a chi si batte davvero contro le discriminazioni, perché viene associato a queste maledettissime stronzate.
E la destra ha buon gioco a ridicolizzare quelli che, ogni giorno, puntano l’indice contro i numerosissimi episodi di REALE razzismo, di REALE discriminazione, di REALE sessismo, perché questo genere di idiozie finiscono inevitabilmente per screditare anche loro, trascinandoli in un vortice di cazzate politicamente corrette ormai apparentemente senza fondo.
Una volta, come ho già avuto modo di raccontare, un amico mi disse che, secondo lui, il “politicamente corretto” (che negli USA ormai è diventato una sorta di nuovo talebanesimo laico), è stato uno dei motivi principali che hanno provocato la vittoria di Trump alle elezioni del 2016.
Ai tempi mi era sembrata un’esagerazione. Più passa il tempo, più mi convinco che, in effetti, potrebbe essere dannatamente vero.

EDIT: alcuni mi fanno notare che la polemica su Grease è stata sovradimensionata, in quanto si trattava della protesta di poche persone.
Se preferite, sostituitela con la high school americana che ha appena abolito l’Odissea dal proprio corso di studi, reputandola un testo profondamente maschilista, con l’uomo bianco patriarcale Ulisse che lascia la povera Penelope a casa e se ne va a bighellonare in giro per il mondo.

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