Mentre il portierone compie 43 anni, Pirlo esalta i giovani. Contro la Spal erano dieci
Le altre società dovrebbero aprire la mente».
Non ha cercato giri di parole Andrea Pirlo dopo la vittoria nei quarti di finale di Coppa Italia contro la Spal.
Demiral, de Ligt, Dragusin, Frabotta, Di Pardo, Fagioli, McKennie, Kulusevski, Da Graca e Chiesa.
Nella gara vinta mercoledì all'Allianz Stadium, 10 dei 16 giocatori scesi in campo con la maglia bianconera erano nati dal 1997 in poi. Under 23, appunto.
Tutti in età anagrafica per essere possibili figli di Gianluigi Buffon, che ieri ha spento 43 candeline sulla sua torta di compleanno. Risiede proprio in questo mix tra giocatori vincenti e molto esperti (Bonucci, Chiellini, Ronaldo e lo stesso Buffon) e giovani affamati e alla ribalta, il caposaldo del nuovo corso bianconero targato Pirlo.
L'intuizione ad agosto di Andrea Agnelli, dovuta in parte a motivazioni economiche dopo l'esonero di Sarri e all'ovvia impossibilità per questioni di budget di andare alla ricerca di un top manager, ha trovato fondamenta proprio in questo.
E cioè nella scelta di un allenatore giovane, sfrontato ma consapevole, che avesse voglia di rischiare, di mettere sul campo le proprie idee e di coniugare il principio cardine della dirigenza: iniziare a puntare su ragazzi giovani per poter creare le basi di un nuovo ciclo vincente.
Le operazioni estive della Juve hanno parlato chiaro: ecco Kulusevski (2000), McKennie (1998), Chiesa (1997), Arthur (1996) e il ritorno di Morata (1992), via Matuidi, Pjanic, Higuain e Douglas Costa.
«Abbiamo una delle rose più vecchie d'Europa, può essere un elemento di riflessione», aveva dichiarato lo stesso presidente Agnelli in estate dopo l'eliminazione dalla Champions.
E così è stato: Paratici e il suo staff hanno iniettato una dose di freschezza in una squadra dove comunque De Ligt (1999) e Bentancur (1997) erano già titolari conclamati.
Il tutto legato al progetto appunto dell'Under 23, in cui la Juventus crede e da cui ha iniziato ad attingere, anche e semplicemente per fare turnover in questo anno pandemico, con un calendario folle e pieno zeppo di partite.
La promozione in prima squadra di Frabotta, Dragusin e Fagioli, gli acquisti in questa sessione invernale di Rovella (Genoa), Aké (Marsiglia), Lungoyi (Lugano) e Pecorino (Catania) seguono tutti questa logica.
Per certi versi aleatoria, perché magari non darà risultati nell'immediato, per altri intrigante, visto che arriva dopo nove anni di vittorie in Italia e che è proiettata sul futuro.
Scelte che, nonostante alcune critiche dovute a risultati negativi (sconfitte con Inter e Fiorentina su tutti), mantengono per adesso la squadra di Pirlo in piena corsa su tutti i fronti.
Agli ottavi di Champions, in semifinale di Coppa Italia e a soli sette punti dalla vetta in campionato, ma con una partita da recuperare.
Non così male per chi sta rivoluzionando una filosofia in un ciclo non ancora terminato, con la costante pressione dettata dal motto societario: vincere è l'unica cosa che conta.
Da Il Giornale
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