mercoledì 29 gennaio 2014

Ghigliottina


La ghigliottina è una macchina per la decapitazione di persone condannate alla pena capitale. Fu usata soprattutto in Francia, in Svizzera, in Italia, in Belgio e in Germania.

Nella versione utilizzata in Francia, l'apparecchio era formato da una base sulla quale erano fissati due montanti verticali di circa 4 metri di lunghezza, distanziati fra loro di circa 37 cm, sormontati da una barra trasversale che li univa tra loro sulla quale era montata una puleggia.

Tra i due montanti scorreva una lama di acciaio di forma di trapezio, montata in modo che il filo della lama si trovasse sul lato obliquo e rivolto verso il basso. Sopra la lama era apposto un peso metallico, talché l'insieme di lama e peso aveva una massa di circa 40 kg. La lama aveva un angolo di 45° rispetto all'asse orizzontale: molto più inclinata quindi di quanto appaia normalmente nell'iconografia popolare.




ROMA - Qualcuno l'ha chiamata, sbagliando, "tagliola". Ma il provvedimento che la Boldrini (ha preso) potrebbe prendere per fermare l'ostruzionismo del Movimento 5 stelle sul decreto Imu-Bankitalia si chiama in realtà "ghigliottina" e nel regolamento della Camera in realtà non esiste.

Questo istituto, al contrario di quanto accade al Senato dove è nel regolamento, discende da una interpretazione della presidenza della Camera della XIII legislatura, riconfermata nelle legislature successive.

La ghigliottina serve ad assicurare il diritto della maggioranza di deliberare in ordine al procedimento di conversione di un decreto-legge. La presidenza, fin dalla XIII legislatura, ha quindi costantemente affermato come rientri nella sua responsabilità assicurare la deliberazione della camera sui decreti-legge nei termini costituzionali ricorrendo, se necessario, allo strumento della 'ghigliottina'.

Luciano Violante, presidente della Camera nella XIII legislatura, spiegava come non fosse "accettabile in nessun sistema politico democratico che sia una minoranza a deliberare e non una maggioranza".

La 'ghigliottina', invece, al senato esiste. Ed è normata dagli art. 78 Comma 5 e art. 55 Comma 5 del regolamento. A Palazzo Madama si è stabilita l'applicazione della 'ghigliottina' al trentesimo giorno dal deferimento, ove il disegno di legge sia stato presentato al Senato o entro sessanta giorni complessivi se trasmesso dalla Camera. Alla scadenza il presidente può porre in votazione la conversione in legge del decreto con l'automatica decadenza di tutti gli emendamenti non esaminati, salvo, in casi determinati, porre in votazione gli emendamenti accolti dalla commissione competente per l'esame in sede referente.

Fino a oggi, però, la 'ghigliottina' non era mai calata sull'aula.



GIORNATA "NERA" PER IL PARLAMENTO E PER LA DEMOCRAZIA
La notizia

Non voglio entrare nel merito del provvedimento votato (forse un po' di respiro alla banche, che in fondo devono tutelare il risparmio, ci può  anche stare, ora poi che si rincorrono voci di attivazione del fondo interbancario di garanzia per la Tercas che in realtà non esiste veramente e che verrà finanziato da tutto il sistema con altre poste pesanti da mettere al passivo), ma se in settant'anni di storia parlamentare lo strumento usato oggi dalla Presidente della Camera (tra l'altro Camera eletta con un sistema elettorale dichiarato anticostituzionale e quindi illegittimo) per bloccare le opposizioni non era mai stato usato un motivo profondo ci deve essere.
Forse, ora, in parlamento c'è una vera "opposizione" come non c'era mai stata. E bloccarla così mi fa sempre di più credere che in Italia sia davvero in atto un "golpe" dolce...
Spero proprio che alle prossime elezioni questa lordura venga spazzata via, con il porcellum rettificato dalla consulta, con l'italicum o con qualsiasi altra legge...fino a che punto continueremo a farci prendere per il culo?
Abbiamo proprio bisogno di aria nuova...e non vorrei mai che alla fine la "ghigliottina" la usi il popolo...per davvero!

martedì 28 gennaio 2014

L'ABC dell'architettura



Questa animazione dell’architetto Andrea Stinga e il graphic designer Federico Gonzalez raffigura gli edifici più noti di 26 architetti famosi, uno per ogni lettera dell’alfabeto. L’ “ABC degli Architetti” descrive la storia dell’architettura attraverso un assortimento di edifici colorati come cartoni animati tra cui il Frank Gehry Guggenheim di Bilbao, la Villa Savoye di Le Corbusier e il Pierres Vives di Zaha Hadid . “Questo lavoro è un elenco alfabetico dei più importanti architetti e dei loro migliori edifici”, spiegano i creatori del video. “Con molto dolore abbiamo dovuto tralasciare molti di loro , perché abbiamo usato un solo architetto per lettera e “candidati” di diverse nazionalità.”

lunedì 27 gennaio 2014

“Perché arriverà un giorno in cui qualche idiota negherà che sia mai successo”


Esistono uomini giusti al momento giusto. Uomini che, nonostante facciano “il mestiere delle armi”, riconoscono lo scempio estremo della degenerazione umana e diano l’ordine giusto, anzi l’ordine perfetto.

Il generale Dwight D. Eisenhower quando arrivò con i propri uomini presso i campi di concentramento non ebbe il minimo indugio; laddove molti, probabilmente in buona fede, avrebbero cercato di restituire un’ultima forma di rispetto al cospetto dell’orripilante scempio dei corpi delle vittime dei lager e dei sopravvissuti condannati ad essere zombie eterni chiedendo riserbo, lui fece il contrario.
Ordinò, perentoriamente, che fosse scattato il maggior numero di fotografie alle fosse comuni dove giacevano ossa, abiti, corpi scomposti scheletrici ammassati come piramidi casuali. Fotografie per ogni gelida baracca che fungeva da dormitorio, fotografie al filo spinato, ai forni crematori, alle divise, ai cappellini, alle torri di controllo, alle armi, agli strumenti di tortura, sì, c’erano anche quelli.

Fotografie ai sopravvissuti così vicini alla morte da poterci interloquire e restituirla a chiunque li fissasse senza dover nemmeno aprire bocca. Senza parlare, senza parole.

Eisenhower pretese che fossero condotti presso i campi di concentramento tutti gli abitanti tedeschi delle vicine città per vedere la realtà dei fatti e che, suddetti civili, fossero costretti a sotterrare i corpi dei morti.

E poi spiegò: “Che si abbia il massimo della documentazione possibile – che siano registrazioni filmate, fotografie, testimonianze – perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo

Perché un giorno arriverà qualche idiota che si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo: da ripetere, incorniciare e santificare questa frase. Racchiude il senso della storia.

Doveva conoscere molto bene l’animo umano il Generale: basti pensare al fatto che la Gran Bretagna ha da poco rimosso l’Olocausto dai suoi programmi scolastici perché “offensivo” nei confronti della popolazione mussulmana che afferma che l’Olocausto non è mai esistito

Nemmeno sessant'anni e già si nega, si sotterra, ci si premura di non offendere chi, come si trattasse dell’oroscopo, asserisce di non credere.

Altro che Giornata della Memoria. 6 milioni di Ebrei, 20 milioni di Russi, 10 milioni di Cristiani, omosessuali, zingari e malati di mente sono stati torturati, seviziati, ammazzati, bruciati, violati nel corpo e nell'animo, derisi, profanati, umiliati e, infine, fotografati…da un uomo che voleva evitare che la storia venisse negata.
Aveva ragione.

Valeria Panzeri

sabato 25 gennaio 2014

Novantacinque tesi sulla scuola


1. I ragazzi non devono annoiarsi a scuola: chi si annoia non impara.

2. Il contrario di “annoiarsi a scuola” non è “divertirsi”. È “essere interessati”.

3. L’interesse nasce di fronte a qualcosa di nuovo e complesso ma comprensibile: una sfida difficile ma non tanto da non poter essere affrontata.

4. Qualsiasi argomento può essere reso interessante. Però bisogna lavorarci.

5. Dammi un motivo convincente per interessarmi a un argomento e proverò interesse.

6. Il motivo non può essere “altrimenti prendo un brutto voto”. I brutti voti non sono la versione incruenta delle frustate.

7. I voti (forse) misurano, ma non motivano a imparare.

8. Cioè: i voti sono una discutibile motivazione esterna. La motivazione interna è più potente.

9. I finlandesi fanno a meno dei voti fino ai 13 anni e sono bravissimi a scuola.

10. Andare a scuola per prendere bei voti è come andare a un concerto per avere un biglietto da incorniciare.

11. I test Invalsi non c’entrano coi voti individuali ma misurano l’apprendimento complessivo: sono il maxi-termometro della scuola.

12. Il maxi-termometro non è perfetto? Non è una ragione per buttarlo via e far finta di niente.

13. L’apprendimento è un processo complicato, fatto di percezioni, ragione, emozioni, memoria, strategie, esperienza, ambiente, autostima…

14. …per questo insegnare è molto più che “dire” o “spiegare”.

15. Il come si insegna è importante quanto il cosa si insegna. Il come fa la differenza.

16. “Insegnare” è anche insegnare a imparare: metacognizione è la parola magica.

17. “State attenti” è un’ingiunzione paradossale. Proprio come “sii spontaneo”.

18. Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.

19. Una materia è come una città. Dammi buone mappe e aiutami a esplorarla.

20. In aula sarebbe bello sentire di più le voci dei ragazzi.

21. Esistono modi per far parlare i ragazzi senza che l’aula si trasformi nel mercato del pesce.

22. I ragazzi capiscono prima e meglio se possono fare domande o discutere un tema.

23. Leggere a voce alta non è una roba da bambinetti. Serve a percepire bene gli andamenti del testo.

24. Leggere a voce alta i propri scritti è anche il modo migliore per imparare a rileggerli cercando il senso, e a correggerli. E non è roba da bambinetti.

25. Mandare a memoria un testo che piace non è roba da bambinetti.

26. Ehi… alcune cose – dalle tabelline all'aoristo – vanno per forza mandate a memoria. Per il resto, se uno prima non capisce, non sta studiando: appiccica.

27. Se studio solo per l’interrogazione, è ovvio che dopo dimenticherò tutto, e amen.

28. Le competenze di base sono: leggere, scrivere, far di conto. Leggere vuol dire capire quel che si legge. Oggi, due italiani su tre non ce la fanno.

29. Vogliamo che i ragazzini si appassionino alla matematica? Facciamoli giocare coi numeri.

30. …quando sono più grandi: esempi, domande, discussione, sfide.

31. Invitiamo i ragazzi a leggere per loro piacere ogni giorno (qualsiasi cosa, fumetti compresi).

32. No, I Malavoglia non sono una buona esca per catturare un lettore debole.

33. Chiedere all'analisi testuale di dar conto della magia di una narrazione è come chiedere a un anatomopatologo di dar conto del sex appeal di Marilyn Monroe.

34. “Apri la mente a quel ch'io ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scïenza, / sanza lo ritenere, avere inteso”. Questo lo dice papà Dante.

35. Scrivere o adottare libri di testo pedanti, minuziosi e astrusi è sadico.

36. Studiare su libri di testo pedanti, minuziosi e astrusi è una tortura.

37. “Non dire né troppo poco né troppo. Di’ il vero. Sii pertinente. Sii chiaro, non ambiguo, breve, ordinato.” Sono le massime di Grice. Valgono anche per i libri di testo.

38. Prima di chiederci quanto costa un libro di testo domandiamoci quanto vale, quanto serve, quanto verrà usato, capito e ricordato.

39. La Lim è un mezzo, non un fine e non sostituisce un bravo insegnante. Però aiuta.

40. I compiti a casa non valgono per recuperare quel che non ho fatto a scuola.

41. Non darmi compiti a casa se poi non controlli che io li abbia fatti.

42. Non darmi compiti a casa se prima non mi spieghi come organizzarmi.

43. …e poi me lo rispieghi. Se imparo come studiare, varrà per tutta la vita.

44. Comunque, fammi lavorare più a scuola che a casa.

45. Se lavoro poco a scuola, a casa non lavorerò per niente.

46. …e non lasciarmi tutto solo a casa con le cose più noiose da fare.

47. Permettimi, ogni tanto, di dirti che non ho studiato. Ma impegnami a recuperare.

48. Stabiliamo a ogni inizio d’anno un patto coi ragazzi, anche i più piccoli: poche regole di comportamento chiare. E scritte. E facciamole rispettare.

49. Incoraggiamo i ragazzi a essere leali e a non barare.

50. Copiare è barare.

51. …e il copia e incolla dal web non è molto meglio.

52. Guidiamo i ragazzi a esercitare il pensiero critico sulle fonti.

53. Fare l’insegnante è uno dei mestieri più frustranti, più appaganti, più complicati.

54. Un paese civile deve fare il tifo per i suoi insegnanti.

55. “Un investimento in conoscenza paga i migliori interessi”. Lo dicono Benjamin Franklin e Bankitalia.

56. Come attirare i talenti migliori verso l’insegnamento? C’è la ricetta finlandese: riconoscimento sociale ed economico.

57. Un paese civile deve pagare i suoi insegnanti.

58. …ma In Italia sono bassi gli stipendi, e non c’è progresso tra inizio e fine carriera.

59. …eppure la spesa nazionale per studente è alta: dov'è l’inghippo?

60. Il Programma non è il Vangelo. Ogni classe, ogni scuola è una storia a sé e l’autonomia è necessaria.

61. …ma funziona solo se gli obiettivi sono chiari e misurabili e se i risultati vengono valutati: è la differenza tra autonomia e anarchia.

62. L’autonomia ha bisogno di controlli reali, efficaci, frequenti, diffusi su tutto il territorio.

63. Per migliorare un intero sistema scolastico bastano dieci anni. L’ha fatto la Germania.

64. …per migliorare le performance degli studenti basta anche meno. Ci è riuscito il Giappone.

65. Se niente cambia, niente può migliorare.

66. I problemi non si risolvono applicando vecchie procedure, ma trovando nuove opzioni.

67. La scuola non è un’azienda: questo non l’autorizza a essere dispersiva e inefficace.

68. Vogliamo promuovere il merito? Cominciamo da presidi e insegnanti.

69. Molti insegnanti stanno già cambiando tutto. Valorizzarli, magari.

70. Il pedagoghese “vacuo e inconcludente” fa rivoltare il maestro Manzi nella tomba. Che lui venga a tirare i piedi a chi lo usa.

71. Il burocratese sgangherato fa piangere Santa Grammatica e imbufalire San Buonsenso.

72. Tutti gli studenti di tutte le discipline (scientifiche, umanistiche, artistiche, tecnologiche…) hanno pari dignità e meritano insegnanti competenti.

73. Formare vuol dire scovare ed esaltare le capacità di ogni singolo studente.

74. Formare è diverso da uniformare.

75. Lasciami essere curioso. Non obbligarmi a essere compiacente.

76. La scuola chiede di imparare senza errori. La creatività chiede di imparare dagli errori.

77. La scuola insegna risposte standard. La creatività fa domande diverse per trovare nuove risposte.

78. In un futuro prossimo faremo mestieri che ancora non esistono.

79. Qualsiasi cosa io faccia in futuro, dovrò continuare a imparare per tutta la vita. Non darmi nozioni che diventeranno obsolete: dammi un metodo.

80. …cioè: “Non regalarmi pesci: insegnami a pescare”.

81. La scuola non può cambiare senza il supporto delle famiglie.

82. Un buon modo per avere figli lettori è leggergli storie quando sono piccoli.

83. Un buon modo per avere figli bravi a scuola è avere molti libri in casa.

84. Sopperire alla mancanza di carta igienica a scuola non basta.

85. …e non basta chiedere la (urgentissima!) manutenzione delle scuole.

86. (Coda di paglia ministeriale: girare uno spot per l’istruzione pubblica in una scuola privata).

87. L’abbandono scolastico è un dramma: chi lascia la scuola cresce come cittadino dimezzato.

88. Noia e routine schiantano sia gli studenti migliori, sia quelli che fanno più fatica.

89. “Premiare il merito” ed “educare tutti” sono obiettivi complementari, non contrapposti.

90. Per l’interesse dei figli dobbiamo pretendere insegnanti preparati e tosti.

91. Sbagliato chiedere indulgenza. Giusto chiedere equità, rigore, competenza, passione.

92. Sì, esistono anche studenti maleducati. E sì, la responsabilità è delle famiglie.

93. La scuola è un diritto che pretende doveri: non c’è crescita senza responsabilità.

94. La scuola è una faccenda che interessa tutti noi. Ma tanto, ma tanto, ma tanto.

95. Non vado a scuola per un pezzo di carta, ma un pezzo di futuro.


Anna Maria Testa 


martedì 21 gennaio 2014

La storia della matita

Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera.
Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me".

La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo.
Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto".
Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale.
"Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!".
"Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.

Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi. "Dio": ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.

Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.

Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere è un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.

Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione".

giovedì 16 gennaio 2014

Arte animata

I classici dell’arte animati con la magia del digitale


mercoledì 15 gennaio 2014

E' ora! - il manifesto di Wired per far ripartire l'Italia (e un video)


1. L’innovazione non è tecnologia, è cultura.

2. L’innovazione non chiede permesso. Premia il merito, non ha timore di cannibalizzare se stessa.

3. La crisi è insuperabile solo per chi guarda al presente con gli occhi del passato.

4. Non ci accontentiamo della decrescita felice.

5. La distinzione tra reale e virtuale non esiste. Il digitale è il nostro mondo.

6. Riscattiamo il fallimento: l’importante non è restare in piedi, ma la velocità con cui ti rialzi.

7. In Italia hacker e maker ci sono da dieci secoli: si chiamano artigiani. È questa la terza rivoluzione industriale.

8. Le nostre eccellenze restano isole. Servono nuove mappe per metterle in rete e realizzare le condizioni per ripartire.

9. Lo sviluppo comincia dagli spazi urbani locali e globali, crocevia dell’innovazione, luoghi dell’economia creativa.

10. Il futuro è presente.


Nel video qui sotto lo staff di Wired ha declinato a suo modo il manifesto “È ora” che avete appena letto. E per te che cosa “è ora di fare”? Se vuoi, lascia un commento qui sotto (o lascialo sul sito wired.it).



sabato 11 gennaio 2014

I don't know how to love Him


I don't know how to love him.
What to do, how to move him.
I've been changed, yes really changed.
In these past few days, when I've seen myself,
I seem like someone else.

I don't know how to take this.
I don't see why he moves me.
He's a man. He's just a man.
And I've had so many men before,
In very many ways,
He's just one more.

Should I bring him down?
Should I scream and shout?
Should I speak of love,
Let my feelings out?
I never thought I'd come to this.
What's it all about?

Don't you think it's rather funny,
I should be in this position.
I'm the one who's always been
So calm, so cool, no lover's fool,
Running every show.
He scares me so.

I never thought I'd come to this.
What's it all about?

Yet, if he said he loved me,
I'd be lost. I'd be frightened.
I couldn't cope, just couldn't cope.
I'd turn my head. I'd back away.
I wouldn't want to know.
He scares me so.
I want him so.
I love him so.

Maria Maddalena (Yvonne Ellimann)

(Tim Rice - Andrew Lloyd Webber)

From "JESUS CHRIST SUPERSTAR" - an opera rock 1973

Il veleno emotivo


Ti avveleni quando lasci che i giudizi degli altri diventino più importanti del tuo sentire.

Ti avveleni quando seppellisci i tuoi sogni e cerchi di dimenticarti di loro.

Ti avveleni quando apri il frigorifero e anestetizzi l'ansia ingurgitando il cibo.

Ti avveleni quando fai della dipendenza affettiva il tuo stile di vita: senza l'oggetto del tuo amore non esisti più.

Ti avveleni quando ti fai da parte, perché pensi di non valere niente, di contare meno di nulla.

Ti avveleni quando vuoi essere perfetta in ogni occasione, imponendoti di essere sempre la migliore.

Ti avveleni quando diventi un'altra da te stessa e muti forma e colore come se fossi una tappezzeria da abbinare all'arredamento.

Ti avveleni quando piangi e ti commiseri come se fossi la più sfortunata del mondo, fino a marcire con le lacrime.

Ti avveleni quando diventi dura e ruvida, pensando che sia l'unico modo per difenderti e farti rispettare.

Ti avveleni quando ti isoli fino ad abitare una terra arida che non fa più crescere vita buona nelle sue vicinanze

Ti avveleni quando smetti di sperare che qualcosa di positivo possa succedere.

Ti avveleni quando pensi che nessuno possa trovarti interessante, amputando tutto ciò che di affascinante fa parte di te.

Ti avveleni quando sputi contro gli altri la tua rabbia, senza farla fluire con equilibro.

Ti avveleni quando fai dell'odio e del rancore il condimento della tua vita.

Ti avveleni quando non permetti al perdono di sanare le vecchie ferite.

Il veleno emotivo è pericoloso….annienta l'anima
(S. Oberhammer)

Quando l'amore ti chiama (ciao Arnoldo)



Quando l'amore ti chiama, seguilo.

Anche attraverso le sue tante vie faticose e ripide.
E quando le tue ali ti avvolgono, abbandonati.
Non importa se la spada nascosta tra le sue piume può ferirti.
Credi in lui, sebbene la sua voce possa frantumare i sogni e strappare fiori nel giardino della tua anima.

Quando l'amore ti chiama, seguilo.

Lui sa accarezzare i momenti più teneri, anche quando tremano al Sole.


Seguilo.

Ti accoglierà come il prato che fa crescere l'erba, come il cielo che fa bionde le spighe, come la macina che fa candido il grano.

Quando l'amore ti chiama, seguilo.

Conoscerai tutti i segreti del tuo cuore, così come sarai padrone di ogni frammento della vita.
Non aver mai paura dell'amore.
Entra nel suo mondo.
Vivi le stagioni del sorriso, come pure quelle del pianto.
Scoprirai che non sono amare le sue lacrime.

Quando l'amore ti chiama, seguilo.

E lasciati guidare.

Kahlil Gibran

Voce di Arnoldo Foà

venerdì 10 gennaio 2014

18 regole sull’uso di iPhone

Le ha scritte e imposte una madre americana al figlio tredicenne, come condizioni per regalarglielo a Natale


Janell Burley Hofmann vive a Cape Code (Massachusetts, Stati Uniti) con marito e cinque figli. Si occupa di programmi per migliorare i rapporti famigliari e tiene un proprio blog personale, i cui post sono anche pubblicati sullo Huffington Post. Per Natale ha deciso di regalare un iPhone al figlio tredicenne Gregory. Il regalo però era accompagnato da un vero e proprio contratto di 18 punti che il figlio ha dovuto sottoscrivere per ricevere e potere utilizzare lo smartphone. La lettera, scritta in modo simile ai veri contratti di licenza d’uso di Apple, contiene alcuni punti piuttosto severi e tassativi (gli orari di utilizzo, la consegna notturna ai genitori, il divieto di cercare contenuti porno), ma è per il resto un invito a usare il nuovo telefono in modo responsabile e intelligente, senza dipendenza. Il testo originale, che abbiamo tradotto qui di seguito, si trova sul blog di Hofmann.
Caro Gregory,

Buon Natale! Sei ora il fiero possessore di un iPhone. Accidenti! Sei un ragazzo di 13 anni bravo e responsabile e ti meriti questo regalo. Ma il regalo comprende alcune regole. Leggi bene il seguente contratto. Spero tu capisca che il mio compito è crescerti in modo che tu possa diventare un uomo sano ed equilibrato, che sa stare al mondo e coesistere con la tecnologia, ma non esserne dominato. Se non rispetterai queste regole metterò fine alla tua condizione di proprietario del telefono.

Ti voglio bene e non vedo l’ora di scambiare con te milioni di messaggi nei giorni a venire.

1. Il telefono è mio. L’ho comprato io. L’ho pagato io. In sostanza te lo sto prestando. Sono la migliore o no?

2. Saprò sempre la password.

3. Se suona, rispondi. È un telefono. Di’ “ciao”, sii educato. Non provare mai a ignorare una telefonata se sullo schermo vedi scritto “Mamma” o “Papà”. MAI.

4. Consegna prontamente il telefono a uno dei tuoi genitori alle ore 19.30 dei giorni di scuola e alle ore 21.00 nei fine settimana. Verrà spento per la notte e riacceso alle 7.30 del mattino. Se c’è un momento in cui non ti verrebbe da chiamare qualcuno sul suo telefono fisso perché temi che potrebbero rispondere i suoi genitori, allora non chiamare o non scrivere messaggi. Dai retta all’istinto e rispetta le altre famiglie, come noi vorremmo essere rispettati.

5. Il telefono non viene a scuola con te. Parlaci un po’ con le persone a cui normalmente mandi messaggi. Fa parte delle cose che si devono imparare nella vita. *Sui giorni in cui esci prima da scuola o i giorni di gita è necessaria una valutazione caso per caso.

6. Se il telefono cade nella tazza del water, va in pezzi cadendo a terra o svanisce nel nulla, sei responsabile del costo di sostituzione o riparazione. Taglia l’erba, fai il babysitter, metti da parte i soldi che ti regalano al compleanno. Se succede devi essere pronto.

7. Non usare la tecnologia per mentire, deridere o ingannare un altro essere umano. Non farti coinvolgere in conversazioni che possono fare del male a qualcun altro. Sii un buon amico e non ti mettere nei guai.

8. Non scrivere in un messaggio o una mail qualcosa che non diresti di persona.

9. Non scrivere in un messaggio o in una mail qualcosa che non diresti in presenza dei tuoi genitori. Cerca di censurarti, stacci attento.

10. Niente porno. Cerca sul web contenuti di cui parleresti anche con me. Se hai domande rispetto a qualsiasi cosa, chiedi a una persona – preferibilmente a me o a papà.

11. Spegnilo, rendilo silenzioso, mettilo via quando sei in pubblico. Specialmente al ristorante, al cinema e mentre parli con un altro essere umano. Non sei una persona maleducata, non permettere all’iPhone di trasformarti.

12. Non inviare e non chiedere foto delle tue parti intime o di quelle di qualcun altro. Non ridere. Un giorno sarai tentato di farlo, a dispetto della tua intelligenza. È rischioso e potrebbe rovinare la tua vita al liceo, all’università, della tua età adulta. Il cyberspazio è vasto e più potente di te. Ed è difficile far sparire le cose da questo spazio, inclusa una cattiva reputazione.

13. Non fare miliardi di foto e video. Non c’è bisogno di documentare tutto. Vivi le tue esperienze, rimarranno nella tua memoria per sempre.

14. Lascia il telefono a casa, qualche volta, e sentiti sicuro di questa decisione. Non è vivo e non è una tua estensione. Impara a fare senza. Sii più grande e potente della PDPQ, la paura di perdersi qualcosa.

15. Scarica musica nuova o classica o diversa da quella che ascoltano milioni di tuoi coetanei. La tua generazione ha un accesso alla musica senza precedenti nella storia. Approfittane, espandi i tuoi orizzonti.

16. Gioca a qualche gioco di parole o di logica che stimoli la tua mente, ogni tanto.

17. Tieni gli occhi aperti. Guarda cosa succede intorno a te. Guarda fuori dalla finestra. Ascolta il canto degli uccellini. Fai una passeggiata, parla con uno sconosciuto, fai lavorare la tua immaginazione senza Google.

18. Farai qualche casino. Ti ritirerò il telefono. Ci metteremo seduti e ne parleremo. Ricominceremo da capo. Io e te continuiamo a imparare cose nuove, giorno per giorno. Io sono dalla tua parte, sono nella tua squadra. Siamo insieme in questo.

Spero che tu possa essere d’accordo su questi punti. Molte delle “lezioni” che fanno parte della lista non si applicano soltanto all’iPhone, ma anche alla vita.

Stai crescendo in un mondo in continuo e veloce cambiamento. È eccitante e seducente. Tu cerca di non complicare le cose, ogni volta che puoi. Fidati della tua testa e del tuo grande cuore, più che di ogni apparecchio. Ti voglio bene. Goditi il tuo nuovo favoloso iPhone.

Buon Natale!

giovedì 9 gennaio 2014

Natalino Balasso - Discorso di Capodanno (valido per tutti gli anni)

Il discorso di capodanno avrei dovuto farvelo a capodanno ma, reduce da un rave party per magnaschei a Pinerolo, mi sono svegliato il 3 gennaio vestito da Oba Oba. Non è mai troppo tardi comunque, quando si tratta di infilare una serie di luoghi comuni a vanvera e sfrittellare ottimismo sul selciato del nostro cammino incerto.

lunedì 6 gennaio 2014

domenica 5 gennaio 2014

Un decalogo per il papà



1- Il primo dovere di un padre verso i suoi figli è amare la madre. La famiglia è un sistema che si regge sull'amore. Non quello presupposto, ma quello reale, effettivo. Senza amore è impossibile sostenere a lungo le sollecitazioni della vita familiare. Non si può fare i genitori “per dovere”. E l’educazione è sempre un “gioco di squadra”. Nella coppia, come con i figli che crescono, un accordo profondo, un’intima unione danno piacere e promuovono la crescita, perché rappresentano una base sicura. Un papà può proteggere la mamma dandole in “cambio”, il tempo di riprendersi, di riposare e ritrovare un po’ di spazio per sé.

2- Il padre deve soprattutto esserci. Una presenza che significa “voi siete il primo interesse della mia vita”. Affermano le statistiche che, in media, un papà trascorre meno di cinque minuti al giorno in modo autenticamente educativo con i propri figli. Esistono ricerche che hanno riscontrato un nesso tra l’assenza del padre e lo scarso profitto scolastico, il basso quoziente di intelligenza, la delinquenza e l’aggressività. Non è questione di tempo, ma di effettiva comunicazione. Esserci, per un papà vuol dire parlare con i figli, discorrere del lavoro e dei problemi, farli partecipare il più possibile alla sua vita. E’ anche imparare a notare tutti quei piccoli e grandi segnali che i ragazzi inviano continuamente.

3 – Un padre è un modello, che lo voglia o no. Oggi la figura del padre ha un enorme importanza come appoggio e guida del figlio. In primo luogo come esempio di comportamenti, come stimolo a scegliere determinate condotte in accordo con i principi di correttezza e civiltà. In breve, come modello di onestà, di lealtà e di benevolenza. Anche se non lo dimostrano, anche se persino lo negano, i ragazzi badano molto di più a ciò che il padre fa, alle ragioni per cui lo fa. La dimostrazione di ciò che chiamiamo “coscienza” ha un notevole peso quando venga fornita dalla figura paterna.

4 – Un padre dà sicurezza. Il papà è il custode. Tutti in famiglia si aspettano protezione dal papà. Un papà protegge anche imponendo delle regole e dei limiti di spazio e di tempo, dicendo ogni tanto “no”, che è il modo migliore per comunicare: “ho cura di te”.

5 – Un padre incoraggia e dà forza. Il papà dimostra il suo amore con la stima, il rispetto, l’ascolto, l’accettazione. Ha la vera tenerezza di chi dice: “Qualunque cosa capiti, sono qui per te!”. Di qui nasce nei figli quell'atteggiamento vitale che è la fiducia in se stessi. Un papà è sempre pronto ad aiutare i figli, a compensare i punti deboli.

6 – Un padre ricorda e racconta. Paternità è essere l’isola accogliente per i “naufraghi della giornata”. E’ fare di qualche momento particolare, la cena per esempio, un punto d’incontro per la famiglia, dove si possa conversare in un clima sereno. Un buon papà sa creare la magia dei ricordi, attraverso i piccoli rituali dell’affetto. Nel passato il padre era il portatore dei “valori”, e per trasmettere i valori ai figli bastava imporli. Ora bisogna dimostrarli. E la vita moderna ci impedisce di farlo. Come si fa a dimostrare qualcosa ai figli, quando non si ha neppure il tempo di parlare con loro, di stare insieme tranquillamente, di scambiare idee, progetti, opinioni, di palesare speranze, gioie o delusioni?

7 – Un padre insegna a risolvere i problemi. Un papà è il miglior passaporto per il mondo ” di fuori”. Il punto sul quale influisce fortemente il padre è la capacità di dominio della realtà, l’attitudine ad affrontare e controllare il mondo in cui si vive. Elemento anche questo che contribuisce non poco alla strutturazione della personalità del figlio. Il papà è la persona che fornisce ai figli la mappa della vita.

8 – Un padre perdona. Il perdono del papà è la qualità più grande, più attesa, più sentita da un figlio. Un giovane rinchiuso in un carcere minorile confida: “Mio padre con me è sempre stato freddo di amore e di comprensione. Quand'ero piccolo mi voleva un gran bene; ci fu un giorno che commisi uno sbaglio; da allora non ebbe più il coraggio di avvicinarmi e di baciarmi come faceva prima. L’amore che nutriva per me scomparve: ero sui tredici anni… Mi ha tolto l’affetto proprio quando ne avevo estremamente bisogno. Non avevo uno a cui confidare le mie pene. La colpa è anche sua se sono finito così in basso. Se fossi stato al suo posto, mi sarei comportato diversamente. Non avrei abbandonato mio figlio nel momento più delicato della sua vita. Lo avrei incoraggiato a ritornare sulla retta via con la comprensione di un vero padre. A me è mancato tutto questo”.

9 – Il padre è sempre il padre. Anche se vive lontano. Ogni figlio ha il diritto di avere il suo papà. Essere trascurati o abbandonati dal proprio padre è una ferita che non si rimargina mai.

10 – Un padre è immagine di Dio. Essere padre è una vocazione, non solo una scelta personale. Tutte le ricerche psicologiche dicono che i bambini si fanno l’immagine di Dio sul modello del loro papà. La preghiera che Gesù ci ha insegnato è il Padre Nostro. Una mamma che prega con i propri figli è una cosa bella, ma quasi normale. Un papà che prega con i propri figli lascerà in loro un’impronta indelebile.

Trovata dalla mia mogliettina sul web...

giovedì 2 gennaio 2014

Dieci predizioni di Isaac Asimov per il 2014 (scritte nel 1964)

Nel 1964 lo scrittore visitò la New York World's Fair e ne approfittò per buttare giù alcune idee su come sarebbe stato il mondo cinquant’anni dopo. Ecco, allora, il 2014 visto attraverso i visionari occhi di Isaac Asimov.

Isaac Asimov è uno dei giganti indiscutibili della fantascienza e, al pari di altri suoi colleghi scrittori come Ray Bradbury o Arhur C. Clarke, è stato un osservatore privilegiato e critico del momento storico in cui viveva.
Nel 1964, in occasione della New York World’s Fair scrisse un articolo in cui immaginava di visitare la stessa esposizione, ma cinquant’anni dopo, cioè nel 2014.
In esso descriveva alcuni progressi della scienza, della tecnologia e dell’umanità che possiamo ben riconoscere nella nostra quotidianità, anche se molti sono ancora di là da venire.
  1. Le comunicazioni non saranno basate solamente sul suono, ma anche sulla vista. Si potranno vedere le persone che si chiamano al telefono. Sarà possibile sugli schermi anche leggere libri e stampare documenti.
  2. Ci saranno veicoli guidati da robot. I viaggi si potranno programmare verso destinazioni diverse. La guida non avrà le interferenze dei riflessi umani.
  3. I trasporti cercheranno di evitare la dispersione di energia nell’attrito col suolo e quindi gli aerei saranno il mezzo più usato, ma anche i treni viaggeranno sospesi.
  4. Tutti gli schermi saranno sostituiti. Ci sarà spazio per cubi trasparenti e effetti tridimensionali.
  5. Gli elettrodomestici allevieranno le attività degli uomini. Ci saranno macchine che faranno il caffè, che riscalderanno l’acqua, che faranno pane tostato. Cucine intelligenti che prepareranno la colazione: si potrà decidere la notte cosa mangiare la mattina seguente. Il cibo sarà principalmente pre-cucinato e pre-confezionato.
  6. L’uomo creerà ambienti che si adattano a se stesso. Entro il 2014 ci saranno pannelli luminosi che daranno vita a particolari giochi di luce.
  7. La forza lavoro saranno le macchine robotizzate e compito dell’uomo sarà svilupparle e farle funzionare.
  8. La parola lavoro sarà quella più importante del dizionario del nuovo secolo e del nuovo millennio. Scompariranno tanti lavori tradizionali che saranno sostituiti dalle macchine.
  9. L’istruzione superiore sarà basata su linguaggi informatici e tecnologici.
  10. L’umanità dovrà fare i conti con la noia, un malessere che si diffonderà con velocità allarmante.

mercoledì 1 gennaio 2014

Tin Pan Alley

Buon anno!