sabato 3 agosto 2013

I Moratti: Di Borsa non capivamo molto per l' Ipo Saras il prezzo era anche basso

Per non dimenticare...


Prima leggere i seguenti post: 

Quotazione Saras, chiesta l'archiviazione "Erano i Moratti a spingere sul prezzo"


poi leggete il post...che faccia tosta....



Di Walter Galbiati da Repubblica

MILANO -25 giugno 2010

«Devo confermare che non ci capisco un granché di Borsa e di valutazione di aziende».
È Massimo Moratti a parlare, ma la stessa affermazione potrebbe essere attribuita anche al fratello, Gian Marco.
L' uno e l' altro, il 13 febbraio scorso, si sono succeduti davanti al pm Luigi Orsi con due interrogatori fotocopia per la quotazione di Saras, la raffineria di famiglia.
Prima di presentarsi avevano già prodotto una memoria in cui affermavano di non essere esperti di Borsa.
Il titolo è finito sul mercato a 6 euro, ora vale 1,7 euro.
La procura avanza l' accusa di falso in prospetto e di aggiotaggio, ma incolpa solo le banche (Jp Morgan, Morgan Stanley e Caboto) che hanno curato la quotazione.
E i Moratti concordano: «Ci siamo affidati ai tecnici delle banche - dice Massimo - e i rapporti con le banche li teneva Costanzo (Corrado, direttore finanziario di Saras, ndr ), che non mi hai mai prospettato alcun tema critico sul procedimento di quotazione».
A fianco dei Moratti c'era anche un superconsulente, l' ex alto dirigente di Mediobanca, Gerardo Braggiotti: «Me lo ha consigliato l' avvocato Sergio Erede - ha detto Massimo - e il giorno in cui si decise il pricing, Braggiotti ha espresso buon senso e ha spinto perché noi azionisti chiedessimo non più di 6 euro.
Secondo me potevamo chiedere anche di più». Per Gian Marco, il prezzo era «market friendly»: «Quando abbiamo scelto 6 euro, i banchieri presenti ci hanno applaudito».
«Il prezzo a 6 euro era talmente rassicurante che mi indusse a pensare di suggerire un arrotondamento a 6,1 euro», mette a verbale Gian Marco.
Per entrambi i fratelli, la valutazione di Saras doveva partire da un dato industriale: costruire la raffineria costa tra i 10 e i 12 miliardi, mentre a 6 euro per azione si arriva a soli 5,3 miliardi.
In generale, comunque, «non c' era necessità di quotarsi, la Saras e noi azionisti non abbiamo mai avuto un gran bisogno di chiedere soldi al mercato», sostiene Massimo. Allora perché andare in Borsa? «Una maggiore disciplina, un motivo successorio ed altre aziende stavano per farlo» sostiene Massimo, mentre per Gian Marco, autodefinitosi non esperto di dati finanziari, era un modo per reperire capitali, alternativo alla «fusione con un partner che portava equity» o all' indebitamento del gruppo.
Dove sono finiti i soldi, 850 milioni a testa? «Non nell' Inter», lì ho speso «non più di 50 milioni», dice Massimo, gli altri, «metà in Jp Morgan fino al 2007 e poi in titoli e immobili».
 Gian Marco li ha parcheggiati sui suoi conti.

 © RIPRODUZIONE RISERVATAWALTER GALBIATI

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