Guido Vaciago 23.05.2023
La norma sulle plusvalenze non esiste
Non esiste una norma sulle plusvalenze, in cinque (cinque!) gradi di giudizio nessuno è riuscito a quantificare e stabilire con esattezza quali e quante fossero quelle della Juventus e, infine, tenendo per buoni i calcoli spannometrici di Chiné rappresentano comunque il 3,6% del fatturato del periodo oggetto di indagini. Sulla base di questi, che sono fatti e non opinioni, come si fa a pensare che ieri sia stata celebrata la giustizia e non consumata una vendetta? Come si arriva a quantificare in 10 punti una violazione per la quale non esiste una norma e nemmeno un tabellario? Come si pesano le responsabilità con tale precisione usando la vaga misura della «slealtà»? Nessun giurista riuscirà a rispondere a queste domande. Dovete domandare a un politico che, fosse sincero, direbbe: la Juventus andava punita, la punizione doveva essere l’esclusione dall’Europa e così è stato fatto.
Ceferin non si deve sporcare le mani
A questo punto, Ceferin non si deve sporcare le mani, ha tempo un anno per valutare la posizione della Juventus, così come ha tempo la Juventus per decidere se farli, quei «passi avanti» nel dialogo o, meglio, nell’abiura della Superlega davanti all’Uefa. Nel frattempo potrebbe anche arrivare la sentenza della Corte di Giustizia Europea che inciderà non poco nell’eventuale dialogo fra Nyon e Torino. Ma c’è tempo e la Juventus lo userà tutto, perché ci sono altre priorità in agenda: a partire dal procedimento sulla manovra stipendi del 15 giugno. Probabile che patteggi, anche logico per certi versi. Fin qui la difesa nei tribunali sportivi ha portato ben pochi risultati, nonostante fosse sempre stata sempre ben architettata. Forse è il caso di non perdere ulteriore tempo. Piuttosto, sarebbe più utile concentrarsi sulla difesa mediatica del club, la cui umiliazione andrebbe evitata. Va bene la misura sabauda e la diplomazia, ma ci sono milioni di tifosi, che da ieri hanno disperatamente bisogno che qualcuno dica qualcosa di juventino.