Il colpo di scena irrompe al Simposio nel bel mezzo del discorso di Socrate e, dopo ventiquattro secoli, lascia l’uditorio ancora esterrefatto. Pur tra dubbi e distinguo, fino a quel momento si era stati tutti d’accordo nel considerare l’amore come il trasporto fisico e sentimentale di un essere umano verso un altro essere umano. Invece Socrate scarta all'improvviso e rivela che l’amore è molto di più: limitandolo al rapporto di coppia, si commette l’errore di scambiare una parte per il tutto.
La sacerdotessa Diotima, che lo ha istruito sulle cose d’amore, ha rivelato a Socrate come ogni uomo aspiri all'immortalità. Non importa che ne abbia coscienza. Magari a parole egli dirà che non ci crede o che non gliene importa nulla. Ma il suo subconscio è inesorabilmente attratto dal desiderio di lasciare una traccia del proprio passaggio. Amore è dunque questo: il desiderio di generare qualcosa che ci sopravviva. E tale desiderio si appaga mettendo al mondo dei figli fisici oppure spirituali.
La platea sbarra gli occhi. Sui figli fisici le idee sono abbastanza chiare. Ma chi sarebbero questi figli spirituali? Socrate sorride benevolo. Non esiste solo la fecondità del corpo, spiega. Anche l’anima può fecondare o venire ingravidata. Anche l’anima, proprio come il corpo, può eccitarsi davanti a ciò che sente bello e provare la pulsione irresistibile di procreare qualcosa che le sopravviva. L’amore è un’energia che si impossessa dell’amante e si esprime in una tensione creativa. Se invade il corpo, porta alla nascita di una creatura in carne e ossa. Ma se invade l’anima, genererà qualcos'altro. Genererà delle opere.
Di queste opere generate dall'amore non esisterà mai un catalogo completo, perché ciascuno di noi può apportarvi il suo contributo originale. Di sicuro il catalogo non si esaurisce con le creazioni artistiche, ma tocca ogni campo della vita. Una bella legge partorita da un politico virtuoso, riconosce Socrate, è anch'essa una figlia spirituale dell’amore (negli ultimi tempi ci deve essere stato un crollo drammatico delle nascite spirituali).
Cosa sta cercando di dire, anche all'uomo moderno, il genio di Platone? Una cosa semplice e formidabile: soltanto chi ama crea. Non importa l’oggetto verso cui si dirige l’energia creativa. Uno può amare una persona, un sogno, un ideale. Ma è veramente vivo soltanto se, e soltanto finché, ama qualcuno o qualcosa.
MASSIMO GRAMELLINI (cuori allo specchio)
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